Cultura & Spettacolo

Edvard Munch: oltre L’urlo c’è di più

di Cinzia Rolli -


Quando si parla di Munch viene subito in mente la famosa opera “L’urlo”. Ma andando alla mostra organizzata all’interno di Palazzo Bonaparte a Roma scoprirete dietro all’artista l’uomo: un uomo passionale, innamorato dell’amore e della libertà. Questi suoi sentimenti lo portarono, infatti, alla fine dell’800 ad entrare nel circolo dei cosiddetti Bohémien di Kristiania. Pensiero comune agli appartenenti di questa ristretta cerchia di intellettuali era combattere la società dell’epoca e la religione organizzata promuovendo una sessualità libera. Guardando i suoi quadri uno dietro l’altro, appaiono come dei singoli e autonomi romanzi racchiusi ognuno nella propria cornice. All’interno si consuma un sentimento umano spesso accompagnato dall’idea della precarietà raffigurata disegnando il pavimento delle stanze inclinato e il soffitto ribassato, quasi a soffocare l’osservatore. È questo che affascina l’autore: indagare le emozioni degli esseri umani, il rapporto uomo/donna, spesso da lui immaginato come una battaglia tra i sessi dove il sesso maschile è destinato a perdere, travolto dal desiderio per la donna. Negli anni ‘90 del XIX secolo Edvard Munch organizza le sue immagini e i suoi dipinti in una serie chiamata “Amore”, serie che arricchirà di anno in anno per poi intitolarla “Il Fregio della Vita”, destinata a raffigurare vari cicli dell’esistenza. A tal proposito possiamo ammirare l’intensità che traspare nel dipinto denominato impropriamente “Vampiro” in cui una donna abbraccia un uomo e gli bacia il collo facendo ricadere i suoi lunghi e folti capelli rossi sulla figura di lui. Lo stesso trasporto lo troviamo nelle opere con tema il bacio, compreso quello intitolato “Bacio della morte”. Questa volta una donna dai capelli lunghi e scuri viene baciata da uno scheletro. Ma uno dei quadri più evocativi è quello intitolato “La Donna (la Sfinge) in cui troviamo tre figure femminili; la prima vestita di bianco rappresenta una donna molto giovane che sogna l’amore, la seconda è nuda con le gambe leggermente aperte a tratteggiare la donna nella fase della passione e l’ultima cupa e vestita di scuro ad indicare la delusione provocata dall’amore. Commovente il quadro intitolato “La Consolazione” dove una donna siede in lacrime con le mani sul volto e un uomo le mette una mano sulle gambe per farle capire che la difficoltà è superabile. Non si può capire la mostra senza indagare il sentimento forte e tumultuoso che lo legò a Tulla Larsen. Una relazione molto difficile che portò alla ferita con arma da fuoco della mano sinistra del pittore da parte dell’amata durante una delle tante discussioni. Evento rielaborato nell’opera: “La morte di Marat” e nella tela raffigurante i due amanti tagliata di fatto tra le due figure per sottolineare la separazione della sua figura da quella di Tulla. Munch, spesso malato, è avvezzo alla sofferenza. Sofferenza e morte che colpiscono spesso la sua famiglia è così, dopo aver dipinto la giovane sorella morente, rappresenta fantasmi, persone morte o in fin di vita. Ogni personaggio dipinto è chiuso in sé stesso anche se insieme ad altri individui. Egli esplora sentimenti come la gelosia e l’inganno, il piacere di viaggiare, la rinascita della Norvegia, l’importanza del lavoro. E poi quasi alla fine della mostra troviamo una litografia del famoso “L’urlo”. Dipinto diventato celebre anche per i suoi due furti e per la rivisitazione che ne fece Warhol. Il volto della persona è mummificato, trasmette la sua paura senza voce. L’autore lo dipinse durante un attacco di panico. Quasi alla fine dell’evento saremo sorpresi dalla scoperta che il primo selfie della storia è stato scattato proprio dall’artista. Egli amava infatti la tecnologia, il cinema e filmare scene di vita quotidiana. È possibile anche riprodurre un suo dipinto con pastelli a cera e una tavola di legno. Insomma più che una mostra, un’esplorazione dei sentimenti umani come scrive Munch: “Attraverso la mia arte ho cercato di spiegare a me stesso la vita ed il suo significato, ma anche di aiutare gli altri a comprendere la propria”.


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