Cultura & Spettacolo

Edvard Libotz alias il capro espiatorio

di Redazione -


di Frida Gobbi

“Un giorno, allorché gli fu chiaro in quale miseria vivesse, prese una fune, salì in soffitta e s’impiccò. Mancò: cercato, ritrovato, fatto rinvenire, poi fu picchiato otto giorni di seguito. Lo allontanarono tuttavia dal negozio e poté immergersi nelle letture, nello studio. Andò un po’ meglio, e il padre decise che avrebbe dovuto fare l’avvocato. Tutti i disonesti sono attratti dal diritto, amano le leggi, fintantoché possono proteggerli dalle accuse”. Umorismo nero e disperazione in una miscela unica. E non solo. Tutto questo è Il caprio espiatorio (Carbonio editore, 2023), il terzo romanzo di una trilogia imperdibile di August Strindberg nella traduzione di uno dei massimi esperti italiani del grande drammaturgo, scrittore e poeta svedese.

Questa la storia. Il giovane avvocato Edvard Libotz si è appena trasferito in una cittadina svedese sperduta tra le montagne, un tempo famosa per le sue terme e ora divenuta un luogo spettrale.Timido e impacciato, Libotz apre il suo studio con tanto di targa scintillante, confidando che presto avrà molti clienti e potrà forse persino convolare a nozze con una giovane del posto. Ma capirà subito che la comunità gli è ostile e non solo in quanto straniero: Libotz è infatti portato a suscitare antipatia a prima vista e a sobbarcarsi le colpe degli altri, così che gli abitanti non tardano ad assegnargli un ruolo a loro comodo e che all’ospite calza sin troppo: quello di vittima sacrificale. Reietto ma sempre sulla bocca di tutti, Libotz diventa senza volerlo l’arbitro delle vite altrui: la comune avversione per il forestiero salva matrimoni, risolve contenziosi, assolve farabutti e rassicura qualche potente. Accanto al giovane avvocato, una galleria di personaggi si alterna sul palcoscenico cittadino: un ristoratore che vive di ricordi e illusioni, un ambiguo commissario, un padre arido e disonesto, uno scrivano corrotto, un fratello ricattatorio.

Sin da piccolo angariato (oggi si direbbe bullizzato) dai compagni di scuola e vessato dagli insegnanti, tutt’altro che difeso dai famigliari e anzi tormentato dall’ignobiltà paterna, Libotz personagio reso indimenticabile dalla penna del grande autore svedese, è condannato all’“ineluttabile destino” di capro espiatorio. Con questo capitolo, Carbonio editore conclude la pubblicazione – iniziata con Solo (2021) e La festa del coronamento (2022) – di quella che Franco Perrelli ha definito la “Trilogia della solitudine” di Strindberg, incentrata sui grandi sentimenti che indirizzano il destino umano quali la solitudine, l’amore, il disprezzo, la colpa, la vergogna, la rettitudine. Già moderni quando vennero scritti tra il 1903 e il 1906, questi tre testi sono oggi modernissimi e, ancora poco conosciuti rispetto ad altri di Strindberg, meritano di venire riscoperti. La splendida curatela di Franco Perrelli, colui che per primo li ha tradotti in italiano e che vi torna a distanza di decenni con rigore inalterato ed entusiasmo palpabile, rende il recupero ancora più notevole e pregiato.

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