LA FACCIA COME IL… BIIIIIIIIIIIP
Hanno la faccia come il c…biiiip. Come dice chi censura. Come il culo. Dicono gli altri. Ed è dunque molto importante che in Italia si parli di censura. Se ne sentono di tutti i colori. Improvvisamente pare che da quando la destra è al governo tappi la bocca a Tizio, Caio e Sempronio. Qualcuno ricorda che per due anni in questo Paese che si risveglia democratico quando gli comoda fior di intellettuali, filosofi, storici, letterati, cittadini comuni sono stati presi a sassate dall’opinione pubblica, dai grandi media e dal governo solo perché si sono posti la domanda se le privazioni di libertà fisica e di espressione paragonabili a quelle delle peggiori dittature seguite ai provvedimenti sul Covid potevano essere considerate proporzionali all’emergenza e soprattutto compatibili con la Costituzione italiana. Se l’effetto che fa Giorgia Meloni a Palazzo Chigi è quello di risvegliare in molti di questi signori dell’informazione e della cultura libera il pallino per l’articolo 21 e per l’articolo 16 della Costituzione, significa che qualcosa di buono sta succedendo. Perché sarebbe il colmo immaginare che quell’infilata di personaggi che hanno dato del novax a chiunque ponesse un dubbio sulle strategie pandemiche, del putiniano a chiunque non ripetesse come un rosario il mantra dell’invaso e dell’invasore oggi si mettessero a dare lezioni sulla libertà di parola nel Paese che hanno chiuso agli arresti domiciliari per due anni e fischia. Ma non c’è niente da fare, questo è il Paese dei due pesi e delle due misure, questo è il Paese dove l’ipocrisia è più diffusa della pizza margherita, questo è il Paese dei buoni e dei cattivi, dove le regole valgono solo per chi si sente moralmente superiore e considera gli altri un puro accidente manzoniano. La riconosco subito l’Italia che tanto amo, con tutte le sue peggiori pecche. Però non si può che dire che migliora ogni giorno che passa. E che le facce di bronzo che si alzano a puntare il dito contro le bocche tappate dagli altri, finora presunte, sono le stesse che hanno tappato davvero la bocca a chi comodava loro negli ultimi anni con una nonchalance che farebbe invidia a un borseggiatore di autobus, proprio quelli filmati dai passanti e poi messi su YouTube per fare almeno qualche click dopo la beffa di essere stati derubati mentre vanno al lavoro. Ma vedrete che è solo l’inizio, perché la libertà porta con sé una regola non scritta: vale quando fa comodo. Vale per gli amici ma non per i nemici. Vale per i belli ma non per i brutti. Il problema è che la libertà funziona come i diritti: si chiama così solo se vale per tutti, se vale solo per qualcuno assume il nome di servitù, come i diritti di qualcuno si chiamano privilegio. Forse è venuto il momento di aprire davvero in Italia un grande dibattito sulla censura. In un Paese dove in realtà a volte nemmeno serve esercitarla, perché molti ce l’hanno già dentro di sé, in forma riflessiva come certi verbi della grammatica, quell’autocensura che tappa la bocca senza bisogno nemmeno che qualcuno lo chieda. Ma chi la bocca non la chiude è il primo della fila a voler partecipare a questa appassionante discussione all’italiana. A una condizione però. Che a farla siano quelli a cui la bocca è stata tappata. Di qua e di là, a destra e a sinistra e che tacciano una volta tanto quelli che hanno usato il potere per limitare la libertà degli altri. E anziché chiedere scusa si fanno paladini di battaglie che fanno ridere se pronunciate da certi figuri.
Torna alle notizie in home