Economia

Confindustria lancia l’allarme: “Economia in frenata”

di Cristiana Flaminio -


Non sono tempi gloriosi, i nostri: c’è da lavorare, da rimboccarsi le maniche e, soprattutto, c’è da fare i conti con un’economia che in Italia è “in grande frenata”. L’allarme arriva dal presidente di Confindustria Emanuele Orsini. Nel videomessaggio inviato ad Assolombarda per l’apertura del Forum Relind, il numero uno di viale dell’Astronomia ha parlato degli ostacoli che le imprese italiane troveranno ad affrontare sulla loro strada: “È preoccupante l’andamento della produzione industriale che ha ceduto il 7,4% negli ultimi 24 mesi – ha detto Orsini -, questa fase è caratterizzata anche da una battuta d’arresto degli investimenti che si fermeranno quest’anno allo 0,5% e scenderanno purtroppo all’anno prossimo almeno dell’1,3%”. Il problema non è della sola industria ma di tutti: “Senza industria non c’è lavoro, questo non ce lo possiamo mai dimenticare”, ha spiegato il presidente di Confindustria. Che ha ribadito, poi, la contrarietà degli industriali italiani al salario minimo ribadendo di credere che le relazioni sindacali rappresentino “un efficace strumento di politica industriale perché in grado di leggere le trasformazioni del lavoro più rapidamente delle leggi e di regolarne in modo efficace il mercato”. Altro che paghe minime, dunque. Meglio continuare ad affidarsi ai tavoli di concertazione anche quando può accadere che questi saltino, come nel caso dei metalmeccanici. Un ultimo passaggio, infine, sulle politiche abitative. Confindustria ha presentato un piano in sei punti per la casa. Un piano che, ribadendo la difesa della proprietà privata, si impernia su lotta alla burocrazia, pungolo agli enti ad aprire il loro patrimonio immobiliare sfitto e il coinvolgimento, per il tramite anche di misure fiscali ad hoc, di attori finanziari (dalle banche alle casse di previdenza) per l’allestimento di alloggi destinati proprio ai lavoratori. Una strategia che tenta di risolvere, insieme all’emergenza abitativa che affligge troppe città nel Paese, anche la frenata di un settore dell’economia, come l’edilizia, che dopo la fine del Superbonus sta iniziando a balbettare.


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