PRIMA PAGINA-Ecco i quattro pilastri della Manovra. Intervista a Federico Freni
La sessione di Bilancio è ormai alle porte e il governo è chiamato a fare il punto sulla direzione da imprimere alla prossima Manovra, prima dell’avvio dell’iter parlamentare. Ne abbiamo parlato con Federico Freni, sottosegretario di Stato al Ministero dell’economia e delle finanze in quota Lega.
Sottosegretario, in che modo la prossima Manovra inciderà su famiglie e imprese?
“La manovra poggerà su quattro pilastri: famiglie, imprese, giovani e natalità. Saranno pilastri saldi perché costruiti pensando ai tanti bisogni, tutti pienamente legittimi, che il Paese esprime. Non lasceremo indietro nessuno. Dopo anni di manovre fatte solo di titoli e slogan, il centrodestra al governo ha finalmente inaugurato la stagione della serietà. E la serietà, si sa, per risultare affidabile deve avere una prospettiva di lungo termine. È su questo orizzonte che intendiamo muoverci”.
Come agirete in concreto?
“Ridurremo ancora le tasse attraverso la riconferma del taglio del cuneo fiscale e dell’Irpef, due misure che hanno risollevato il potere d’acquisto dei cittadini con redditi bassi. Ma non ci fermeremo qui. Proprio in queste ore stiamo lavorando a un’estensione della flat tax per le partite Iva: il lavoro autonomo va sostenuto ed incoraggiato. Non accetteremo più discriminazioni a danno di chi ogni giorno lavora per il Paese”.
E per le imprese?
“Le misure sono in via di definizione, compatibilmente con le risorse a disposizione. L’obiettivo è stimolare la produttività e dare alle imprese quel sostegno necessario per affrontare al meglio quel rinnovamento, tecnologico e non solo, che è necessario per tenere il passo della competizione internazionale. Credo che sia doveroso ridurre il carico della pressione fiscale per le imprese che assumono: la maxi deduzione al 120% ha dimostrato di funzionare. Gli effetti positivi che ha dispiegato vanno sicuramente preservati”.
La coperta, come si suol dire, sembra un po’ più lunga di quanto previsto inizialmente. Ciò rende possibile immaginare investimenti che spingano il rilancio economico?
“Gli investimenti rappresentano la garanzia più importante per una programmazione economica che ambisce ad essere strutturale e non estemporanea. Con una spesa pubblica ben oltre i mille miliardi e un debito pubblico che si sta avvicinando a quota tremila miliardi non possiamo pensare di vivere di spesa corrente e indebitarci ancora di più. Chiudiamo il rubinetto bollente degli sprechi e apriamo quello dell’acqua fresca degli investimenti. Con il Piano strutturale di bilancio disegneremo una programmazione degli investimenti e delle riforme che non guarda all’oggi, ma al futuro dei nostri nipoti”.
Giorgia Meloni già a Cernobbio ha annunciato uno stop alla ‘stagione dei bonus’, ma ha blindato alcuni incentivi e sostegni, come l’assegno unico. Cosa sarà invece eliminato?
“Esistono tantissimi mini-bonus che non hanno alcun effetto concreto se non quello di sottrarre risorse preziose a misure che, al contrario, possono risultare efficaci. L’operazione di pulizia è in corso, ma il punto di arrivo è chiaro: recuperare risorse che possono essere trasferite su capitoli di spesa efficienti. Non toglieremo un euro a quegli incentivi che fanno parte di una rete di protezione più ampia a tutela delle famiglie. La famiglia è uno dei ‘core’ del governo”.
Ancora soffriamo delle conseguenze economiche post Covid. Cosa c’è in cantiere per incidere sul potere d’acquisto e rilanciare i consumi?
“Ogni politica economica che ambisce a definirsi tale non può tralasciare la dimensione dell’economia reale. Gli ultimi dati Istat ci dicono che a luglio i consumi hanno registrato una crescita su base annuale: questo trend virtuoso va sostenuto per liberare definitivamente il comportamento dei cittadini-consumatori dalla prudenza imposta dalla pandemia”.
Che tipo di risposta si darà all’allarme lanciato da Mario Draghi sulla tenuta dell’Europa?
“L’Europa deve necessariamente costruire una nuova identità, per sé e per i suoi cittadini. Un’identità che non deve rinnegare i suoi valori tradizionali e fondanti. Ma è arrivato il momento di elaborare una loro evoluzione. Basta tagliandi o aggiustamenti: serve un cambio di passo deciso e soprattutto immediato. Le parole di Mario Draghi sono emblematiche: l’Europa rischia l’estinzione se non punta su investimenti capaci di accrescere la competitività e la produttività delle economie di tutti i Paesi, ma soprattutto se non intercetta mercati che richiedono l’impostazione di una direzione chiara e rapidità nell’attuazione delle politiche. Prima che la nave Europa sbatta contro l’iceberg è bene che il timoniere sia perlomeno consapevole che non basterà una manovra improvvisata per salvare i passeggeri a bordo”.
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