Attualità

Ecco come le toghe rosse ostacolano il governo sulla pelle degli italiani

di Rita Cavallaro -


Dove non arriva la sinistra, arrivano le toghe rosse. Che ormai l’unica opposizione al governo sia quella dei giudici, lo dimostra il braccio di ferro che si sta consumando, da diverse settimane e a scapito degli italiani, sul centro per gli immigrati in Albania. Il modello a cui l’Europa guarda con interesse, perché potrebbe rappresentare un argine all’invasione incontrollata dall’Africa verso il vecchio continente, è finito nel mirino dei giudici che, a colpi di ordinanze, stanno ostacolando i trasferimenti a Gjader, dove l’esecutivo ha cominciato a inviare i richiedenti asilo che avranno accesso alla domanda con la procedura accelerata. I primi dodici extracomunitari, meno di tre settimane fa, sono stati riportati indietro, perché il Tribunale di Roma ha bocciato con una serie di provvedimenti, a firma della presidente di Magistratura democratica Silvia Albano, il trattenimento del gruppo nel centro italiano di permanenza per il rimpatrio.

l motivo? I paesi d’origine dei clandestini, Egitto e Bangladesh, secondo i giudici di sinistra non sarebbero sicuri, nonostante fossero indicati come tali nel decreto del ministero degli Affari esteri. La sezione Immigrazione del Tribunale capitolino aveva trovato l’escamotage per ignorare le indicazioni del governo, titolato a indicare quale Paese sia sicuro e quale no, facendo leva su una pronuncia della Corte di giustizia europea, che aveva sentenziato a seguito del rinvio pregiudiziale proposto da un giudice della Repubblica Ceca. L’offensiva si è basata sul fatto che l’Egitto e il Bangladesh non fossero sicuri perché non tutto il territorio lo è e, in presenza di aree a rischio, l’intero Paese non può considerarsi sicuro. Tra l’altro, anche qualora lo fossero, potrebbero comunque non esserlo per quel singolo migrante. Insomma, un’ordinanza dalle motivazioni così incomprensibili da aver scatenato la polemica. Tanto più che la giudice Albano, da numero uno di Magistratura democratica, aveva anzitempo annunciato, in una serie di interviste, l’opposizione a quel modello Albania e anticipato che quei trattenimenti sarebbero stati bocciati tutti. Uno scontro che ha toccato il vertice della tensione quando il Guardasigilli Carlo Nordio ha definito il provvedimento abnorme ed è perfino spuntata la mail del giudice della Cassazione e big di Md, Marco Patarnello, il quale, in una mailing list dell’Anm, definitiva la premier Giorgia Meloni più pericolosa di Silvio Berlusconi, perché non si muove per un salvacondotto ma in virtù di una visione politica.

La stessa Meloni che, di fronte all’opposizione giudiziaria di quelle toghe rosse entrate a a gamba tesa in un progetto che piace all’Europa, ha immediatamente messo mano alla questione, con il decreto legge Paesi sicuri, firmato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella e già in vigore, nel quale sono stati inseriti i 19 Stati d’origine dove i migranti possono essere rimpatriati senza rischi. Una legge a tutti gli effetti, davanti alla quale i giudici avrebbero dovuto applicare la normativa. E invece è ripartita l’offensiva sinistra, sulla base del fatto che, in ogni caso, la normativa europea è preminente rispetto alle leggi italiane, per cui è dovere dei giudici disapplicarle. La prima mossa è arrivata la settimana scorsa dal tribunale di Bologna, a firma del giudice esperto di diritti Lgbt Marco Gattuso, che ha ritenuto “sussistenti” i presupposti per un rinvio pregiudiziale alla Corte di giustizia dell’Unione Europea per chiedere quale sia il parametro “sulla cui base debbono essere individuate le condizioni di sicurezza che sottendono alla designazione di un Paese terzo come Paese di origine sicuro”. E lo scorso lunedì il presidente della sezione immigrazione di Catania, Massimo Escher di AreaDg, ha disapplicato il decreto, invalidando il trattenimento nel centro siciliano di Pozzallo di un egiziano sottoposto all’esame accelerato della domanda d’asilo in quanto proveniente da Paese “sicuro”. Secondo la toga, l’Egitto non è da ritenere tale, per cui il clandestino va lasciato in quest’Italia così sicura che ormai si spara nelle strade, in mano a immigrati e criminali. In un tira e molla che si gioca sulle interpretazioni giuridiche, ma sempre sulla pelle degli italiani.


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