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“E uscimmo a riveder le stelle” nel Golfo dell’Asinara

di Redazione -


“E uscimmo a riveder le stelle” nel Golfo dell’Asinara. Lo spettacolare sito turistico della Sardegna indicato come uno dei migliori punti d’osservazione per la notte di San Lorenzo 

di ANGELA ARENA

Da sempre, il fascino della volta celeste costituisce una grande fonte d’ispirazione per artisti, filosofi e poeti che attribuivano al cielo stellato un simbolo di buon auspicio: “E quindi uscimmo a riveder le stelle”, è con questi versi, tra i più celebri della Divina Commedia, che Dante chiude l’ultimo canto dell’Inferno, quasi a voler indicare un rinnovato cammino di luce e speranza dopo le tenebre precedenti. Un’iconografia che affonda le sue radici nella notte dei tempi: non solo, infatti, in assenza di tecnologia gli astri notturni indicavano la rotta ai marinai, ma diffusa era la credenza secondo cui il destino di un uomo fosse già scritto nelle stelle al momento della sua nascita, attribuendo alla caduta di un corpo celeste, un cambiamento in positivo della sua vita, poiché, cadendo, ne cancellava la precedente preordinazione.

Da ciò, discende sicuramente la consuetudine secondo cui al passaggio di una stella cadente bisogna esprimere un desiderio, in particolar modo, nella notte di San Lorenzo che cade il 10 agosto, giorno in cui avvenne il martirio di uno dei sette diaconi di Roma, messo sulla graticola nel 258 d. C. per volere dell’imperatore romano Valeriano. Ed invero, come ogni anno, anche questa notte, migliaia di persone volgeranno il proprio sguardo al cielo per esprimere un desiderio al saettare di una stella, tuttavia, senza togliere troppo alla magia dell’evento, va precisato che, questi cadenti corpi celesti, non sono altro che lo sciame meteorico delle Perseidi, conosciuto anche col nome di “Lacrime di San Lorenzo”, e che infatti, come specificato dagli studiosi, raggiunge il suo apice proprio a ridosso del 10 agosto, da qui il suo nome legato al santo.

La scelta del Golfo dell’Asinara

In particolare, però, l’astrofisico Gianluca Masi, ha individuato il picco massimo dell’attività tra l’11 e il 13 agosto, laddove, il sito dell’Unione A strofili Italiani indica come punti migliori di osservazione, zone con il cielo buio, lontane dall’inquinamento luminoso e dei grandi centri urbani. In proposito, l’azienda italiana Astronomitaly ha fatto un censimento, creando una “light pollution map” interattiva per individuare le zone italiane che offrono la vista migliore per osservare le stelle cadenti e da cui rileva la presenza di una località turistica, spesso meta di vip, ovvero, lo splendido Golfo dell’Asinara. Grazie alla bassa urbanizzazione del territorio, il fascino selvaggio che caratterizza il tratto costiero tra Capo Testa e Castelsardo e che ha fatto da sfondo al film live action, campione d’incassi della Walt Disney La Sirenetta, rappresenta uno dei migliori luoghi italiani da cui ammirare le Perseidi. Tuttavia, è anche grazie alla straordinaria varietà di scogliere e baie appartate, dove le barche sembrano fluttuare nelle acque caraibiche, che, dallo scorso marzo, i comuni di Porto Torres, Stintino, Castelsardo e della stessa isola dell’Asinara, sono ospiti d’onore al Forum permanente della Carta Europea del Turismo Sostenibile della Rete dei Parchi di Barcellona: l’attività si colloca nelle azioni programmate dal protocollo sottoscritto tra il Parco Nazionale dell’Asinara e la Deputaciò di Barcellona per l’avvio di attività di collaborazione per la tutela della natura nell’area mediterranea.

In particolare i limpidi fondali che delimitano l’isola dell’asinello albino, dal 1997 parco nazionale ed dal 2002 area marina protetta, rappresentano un vero e proprio scrigno di biodiversità, dove lo scorso 26 maggio, l’Autorità di Sistema Portuale del Mare di Sardegna in collaborazione con il Dipartimento di Architettura, Design e Urbanistica dell’Università degli Studi di Sassari ha effettuato un trapianto record di posidonia oceanica. Tuttavia, quello che oggi è un paradiso naturale tutelato, che ogni anno attrae milioni di turisti per la sua lussureggiante vegetazione e la sorprendente promiscuità della fauna, insistendo sul territorio più di 80 specie di vertebrati terrestri, è stata per anni l’Alcatraz italiana.

Su quest’isola infatti, aveva sede uno degli istituti penali più importanti del nostro Paese, dove nel pieno degli anni di piombo furono ospitati brigatisti e mafiosi sottoposti al 41bis, tra cui Raffaele Cutolo e Totò Riina, che nelle celle dell’Asinara scontò quattro anni. Dotata di rigorosi sistemi di sicurezza, elusi solo dall’ex latitante sardo Matteo Boe, l’isola servì, non a caso, anche a proteggere Falcone e Borsellino che ivi soggiornarono prima dell’inizio del maxi processo. Attualmente, accanto alle testimonianze medievali relative ai ruderi del monastero camaldolese di sant’Andrea ed il Castellaccio, le ex Carceri dell’Asinara, rappresentano uno dei rari edifici che svettano in questo territorio, altrimenti incontaminato, che giace tra spiagge isolate e macchia mediterranea e dove i visitatori possono toccare con mano alcuni degli edifici che, nel bene e nel male, hanno fatto la Storia italiana del Novecento.


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