Attualità

È scontro sugli orsi: giustizia e politica sono ai ferri corti

di Ivano Tolettini -


Che come ogni estate in Trentino si arrivasse allo scontro tra giustizia amministrativa e istituzioni locali sulla gestione degli orsi problematici era prevedibile. Dopo la seconda sospensione del Tar di Trento, che ha accolto i ricorsi delle avvocate Giada Bernardi e Rosaria Loprete per conto delle associazioni animaliste Leal e Zampa, della delibera della giunta Fugatti di abbattere l’orsa Kj1 che una decina di giorni fa, a Dro, ha aggredito un’escursionista francese mandandola all’ospedale, la polemica è cresciuta nei toni per un semplice motivo. I giudici non solo ipotizzano un percorso alternativo all’uccisione per impedire che il plantigrado possa aggredire ancora, ma per la prima volta scrivono che i Comuni dovrebbero prendere in considerazione “l’interdizione all’accesso a determinate aree” dove vivono esemplari problematici come Kj1 alle persone. Apriti cielo.

Nel pieno della stagione turistica, che è la principale industria del Trentino, con una presenza di alcune centinaia di orsi, i quali in un giorno possono anche spostarsi per 60 chilometri, consigliare ai sindaci di chiudere determinate aree per la presenza di quegli orsi aggressivi, ha suscitato prese di posizione polemiche anche da parte della gente comune. Perché se è vero che nella gestione dell’orso in Trentino le associazioni animaliste godono di vasto seguito, è altrettanto vero che tanti cittadini che vivono nei paesini sollevano forti dubbi perché si starebbe perdendo la misura. “Guardiamo con estrema preoccupazione – spiega il presidente del Consorzio dei Comuni Trentini, Paride Gianmoena – all’amplificarsi dei rischi per la sicurezza pubblica dopo il recente episodio di aggressività dell’orso Kj1, ed alla sua presenza vicino alle abitazioni dell’Alto Garda. Un fenomeno non isolato che riflette le difficoltà quotidiane dei cittadini e dei frequentatori di un’ampia fetta del Trentino”. L’identità nei giorni scorsi si è occupata della diatriba che rimane di stretta attualità dopo la decisione del Tar. Tra l’altro, sabato è stata trovata morta un’orsa e il suo cucciolo vicino a Drò. I sindaci rispettano i provvedimenti dei giudizi amministrativi, ma nello stesso tempo si sentono disorientati perché incalzati dai rispettivi cittadini. Così la parlamentare trentina di FdI, Alessia Ambrosi, parla di “messaggio assurdo, vergognoso e demenziale”, mentre Vanessa Cattoi della Lega definisce la decisione del Tar “incomprensibile e irresponsabile”. Ecco perché com’è facile immaginare i cittadini chiedono alle Istituzioni “di salvaguardare e ripristinare la propria libertà di vivere il territorio, a fronte della minaccia arrecata dagli orsi problematici, e non certo di vedere preclusa la loro possibilità di frequentare, pur con le doverose attenzioni, la montagna o, più in generale, gli spazi aperti”. E proprio oggi scatta in val di Sole la raccolta firme organizzata dal Comitato «Insieme per Andrea Papi», il runner ammazzato da un’orsa poco più di un anno fa, per procedere con una consultazione popolare sulla domanda: “Ritieni che la presenza dei grandi carnivori quali orsi e lupi, in zone altamente antropizzate come la Valle di Sole, Pejo e Rabbi, sia un grave pericolo per la sicurezza pubblica e un danno per l’economia e la salvaguardia di usi, costumi e tradizioni locali?”.

Si spiega perché tanti amministratori, con in testa il presidente Maurizio Fugatti, guardano “con estrema preoccupazione all’amplificarsi dei rischi per la sicurezza pubblica, collegati al recente episodio di aggressività dell’orso Kj1 e alla sua costante presenza al limitare degli abitati e nelle pertinenze di abitazioni dell’Alto Garda”. Un fenomeno non certo isolato visto che interessa quasi tutte le vallate sud-occidentali trentine dove vivono gran parte degli orsi introdotti più di vent’anni fa dall’iniziativa Life-ursus, che per molti pare sfuggita di mano, e per questo riflette l’insostenibile quotidianità per i cittadini ed i frequentatori di una porzione ampia del territorio trentino. Intanto, l’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa) chiede che sia resa nota l’identità tramite il Dna dell’orsa rinvenuta morta accanto al cucciolo sabato scorso nei boschi di Covelo di Vallelaghi, vicino a Dro, dove l’orsa Kj1 ha ferito un il turista francese il 16 luglio scorso. I due plantigradi potrebbero essere stati uccisi da altri orsi, anche se Oipa evidenzia “come sugli orsi incomba il pericolo del bracconaggio. Già gli orsi MJ5 e F36 oggetto di analoghe ordinanze da parte del presidente della Provincia erano stati trovati morti per cause attestate come “non naturali”.


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