E Confindustria boccia il salario minimo
CARLO BONOMI PRESIDENTE CONFINDUSTRIA
Gli industriali bocciano, senz’appello, il salario minimo; all’assemblea di Confindustria, tenutasi all’Auditorium del Parco della Musica di Roma, il presidente Carlo Bonomi ha stroncato anche solo l’idea che, affidandosi a una retribuzione minima stabilità per legge, si possano sanare i grandi drammi che caratterizzano, oggi, il mercato del lavoro. “Confindustria resta convinta che la mera introduzione di un salario minimo legale, non accompagnata da un insieme di misure volte a valorizzare la rappresentanza, non risolverebbe né la grande questione del lavoro povero, né la piaga del dumping contrattuale, né darebbe maggior forza alla contrattazione collettiva”. Secondo il numero uno di viale dell’Astronomia, va sottolineato il fatto, già sottolineato a più riprese dal governatore uscente della Banca d’Italia Ignazio Visco, che esiste “un legame indissolubile tra salari e produttività”. Tuttavia, Bonomi ci tiene a sottolineare, come ha già fatto più volte in passato, che chi cerca lavoro povero non lo troverà nel settore industriale che “negli ultimi vent’anni ha avuto dinamiche retributive di gran lunga superiori a quelle registrate dal resto della nostra economia”. Il tema, dunque, non è tanto “l’opportunità o meno di introdurre per legge un salario minimo”, ma il continuare a ragionare del salario minimo, secondo il capo degli industriali “sembra trascurare che la nostra Costituzione ci obbliga a riconoscere al lavoratore un salario giusto”. E questo suona come un bel ceffone sul viso alle forze di opposizione, e in particolare al Pd di Elly Schlein, che proprio della Carta costituzionale fanno il riferimento delle loro proposte politiche. La lezione di Bonomi al Pd: “Questa funzione, nello spirito della nostra Costituzione, è affidata – per quanto concerne il lavoro subordinato – alla contrattazione collettiva”. Che, per Bonomi “oltre ad assicurare condizioni di lavoro regolari, garantisce la piena applicazione dalla normativa di salute e sicurezza”. Su questo punto, quello legato alla sicurezza, il presidente Confindustria chiede chiarezza e definisce i principi ispiratori che agitano gli imprenditori: “La tutela della sicurezza sul lavoro presuppone regole chiare e semplici e si fonda sulla prevenzione. La nostra visione – l’unica che per noi ha senso – è che sia necessario evitare gli incidenti valorizzando una logica partecipativa, una logica che unisca nelle azioni e nelle relative responsabilità, non che divida e contrapponga, eredità di vecchi antagonismi di classe”. Insomma, per Confindustria il salario minimo non s’ha da fare. Né ora, né possibilmente mai. Piuttosto, meglio riorganizzare il welfare. Gli industriali, dunque, hanno scelto da che parte stare “in una fase di grandi trasformazioni sociali ed economiche, di fronte a una preoccupante prospettiva di inverno” ritengono necessario, nelle parole di Bonomi, “affrontare la questione del welfare state e, in particolare, della sua sostenibilità”. E dunque: “La sostenibilità delle misure pubbliche destinate all’assistenza, alla sanità e alla previdenza è argomento che impone una riflessione a tutto tondo, poiché il nostro sistema democratico trova nel welfare state un suo elemento identitario, il tema della sua sostenibilità deve diventare un assillo per tutti. Tutto ciò chiede misura, equilibrio ed equità”. In pratica, chiosa Bonomi “si tratta di affrontare con serietà e determinazione il tema della disuguaglianza nelle sue quattro più evidenti declinazioni: fra generazioni, fra generi, fra territori, e di competenze. Questo significa affermare con maggiore determinazione il più ampio concetto di democrazia economica, che costituisca il presupposto per una crescita equilibrata e duratura, che non lasci indietro nessuno. Noi siamo convinti che le industrie siano fabbriche di coesione sociale, libertà, diritti e democrazia”.
Confindustria inoltre rivendica agli imprenditori un ruolo centrale per la democrazia. Partendo proprio dalla Costituzione. “Sta a noi la creazione di un lavoro libero, sicuro e dignitoso, lontano dalle mafie e dal ricatto della criminalità: è una pietra angolare del nostro impegno – squilla Bonomi -, l’organizzazione che ho il privilegio di presiedere riconosce nella democrazia un valore universale e nella Costituzione una stella polare. Sono conquiste da preservare e che richiedono cura, coesione, forza morale da parte di noi tutti: le istituzioni, gli attori della società civile, il mondo economico”. E quindi: “La Democrazia è anche il cuore di un sistema produttivo plurale e aperto, che ha reso la nostra economia una delle più avanzate al mondo. Per le oltre 150mila aziende che Confindustria rappresenta, è la precondizione per costruire il futuro sostenibile dei nostri figli e del pianeta: senza democrazia non possono esserci né mercato né impresa, né lavoro né progresso economico e sociale”. Gli
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