E’ allarme grano a causa della siccità
Un campo di grano su cinque in Italia risulta bruciato a causa della siccità. A lanciare l’allarme è Coldiretti nel corso dell’analisi dei dati dei Consorzi Agrari d’Italia diffusa in occasione del via alla mietitura, alla luce dei quali c’è da attendersi un crollo pari a circa il 20% della produzione di grano nazionale come conseguenza della mancanza di pioggia e del caldo torrido che hanno colpito le campagne del Sud Italia, a partire dalla Puglia e della Sicilia. Ma anche al Nord le previsioni non sono certamente positive. Dal punto di vista quantitativo il calo raggiunge punte addirittura del 40-50%, anche se la qualità del grano si conferma decisamente alta. Questo, però, ovviamente non basta a difendere i grano nostrano dall’invasione di quello proveniente dall’estero, in particolare da Turchia, Kazakhistan e Ucraina dove, oltretutto, per la produzione si fa uso di sostanze, come per esempio alcuni essiccanti, che in Italia sono vietati perché tossici o addirittura considerati cancerogeni. In ballo non c’è dunque solo il futuro delle aziende agricole italiane minacciate dalla siccità, ma la stessa salute dei consumatori. Da qui la denuncia del denuncia il presidente della Coldiretti Ettore Prandini: “Sulle importazioni dall’estero occorre far rispettare il principio di reciprocità poiché non è possibile tollerare l’invasione di grano trattato con sostanze che da noi sono vietate da decenni. Ma occorre anche ridurre la dipendenza dall’estero promuovendo lo strumento degli accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali. Contro gli effetti dei cambiamenti climatici serve poi investire per aumentare produzione e le rese dei terreni, accelerando l’impiego delle nuove tecniche di evoluzione assistita (Tea), realizzando bacini di accumulo delle acque piovane, ma anche contrastare seriamente l’invasione della fauna selvatica che sta costringendo in molte zone interne all’abbandono nei terreni”
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