Politica

IN COPERTINA – Dynasty Soumahoro: Il bancomat migranti

di Rita Cavallaro -


Dal fango dei campi al velluto degli scranni di Montecitorio, dai pomodori arsi dal sole nelle lande desolate alle ostriche nei ristoranti gourmet in riva al mare. Dalla difesa dei diritti degli ultimi all’indifendibile diritto all’eleganza a spese degli ultimi. È la parabola della famiglia di Aboubakar Soumahoro, diventata quasi una fiction ma tragicamente reale. Tanto che la moglie e la suocera del deputato con gli stivali, Liliane Murekatete e sua madre Maria Therese Mukamitsindo, sono finite agli arresti domiciliari, accusate di aver fatto la bella vita con i soldi dell’accoglienza migranti, di aver sottratto i milioni degli appalti pubblici dalle casse della coop Karibu per spese folli. Di aver dirottato fior fior di quattrini in Ruanda, usati del cognato del deputato Richard Mutangana per aprire un minimarket, pagare la scuola di lusso ai figli e costruire un ristorante-resort a Kigali, Gusto Italiano. E ancora la casa nella via più chic di Bruxelles, che Liliane ha finemente arredato tra una seduta per le extension ciglia e lo shopping nelle boutique delle grandi firme.

Su tutto un fiume di contanti per milioni di euro svaniti nel nulla e quegli strani viaggi in Svizzera. Mentre nelle strutture della coop dell’accoglienza di Latina, che nell’ultimo decennio ha ricevuto fondi pubblici statali e europei per almeno 65 milioni di euro, i rifugiati venivano lasciati nel degrado, senza servizi di prima necessità, senza riscaldamento e con cibo scadente, mentre i lavoratori della cooperativa non ricevevano lo stipendio da due anni. Per il giudice Lady Soumahoro e i suoi hanno “mostrato elevata spregiudicatezza criminale nell’attuare un programma delinquenziale a gestione familiare”, con “malafede” e “condotte volontarie”, volte a distrarre più denaro possibile dalle casse delle coop e devono rispondere di frode nelle pubbliche forniture, bancarotta fraudolenta patrimoniale (per distrazione) e autoriciclaggio. Eppure di quella spregiudicatezza Aboubakar Soumahoro, che non è indagato, giura di non essersene mai accorto, nonostante la sede del suo sindacato Lega Braccianti fosse nello stesso ufficio della Karibu a Latina. Ha pianto in diretta Facebook quando, un anno fa, è scoppiato lo scandalo e le foto della sua Liliane, firmata e ingioiellata, hanno cominciato a circolare. E lui è andato in tv a difenderla, a dire che “il diritto all’eleganza, il diritto alla moda, è una libertà.

La moda non è né bianca né nera. La moda è semplicemente umana”. Umanamente il diritto all’eleganza di Lady Soumahoro, non costituzionalmente garantito come il diritto alla dignità degli ultimi e quello al lavoro degli sfruttati che il deputato di sinistra ha sempre sbandierato, è tracciato nella mappa del lusso contenuta nelle centinaia di pagine di sottrazioni, per almeno due milioni di euro, perpetrate tra il 2017 e il 2022 sui conti correnti e sulle carte di credito della coop. L’eleganza di Lady Soumahoro nel vestire, con abiti di Ferragamo da 1.990 euro spesi nella boutique di Roma il 2 dicembre 2018 o i 1.260 pagati da Cannella a Latina. L’eleganza in camera da letto, con 700 euro da Intimissimi il 21 aprile 2018. L’eleganza del corpo, in un salone di bellezza ad Assisi (150 euro) e un profumo da 298,90. L’eleganza dello spirito, tra hotel di lusso in giro per il mondo e ristoranti gourmet. Per un quattro stelle in Ruanda, il primo gennaio 2018 sono stati sottratti alle spese per il cibo dei migranti 2.140 euro. Sempre in Ruanda, all’enoteca Tiani’s, sono stati strisciati 2.148,66 euro mentre all’Ecco Restaurant di Drummoyne, in Australia, il 4 marzo 2020 la cena è costata 364,70 euro. Il mese prima, a febbraio, la carta della suocera di Soumahoro, che la ricaricava spostando denaro dal conto Karibu, è stata utilizzata, nel lockdown da Covid, per cinque cene costosissime al ristorante del figlio: 5.857,63 euro.

Mutangana, tra il 2017 e il 2019, solo sulla sua prepagata ha spostato oltre 210mila euro, mentre alla Jambo, società satellite della Karibu, ne ha dirottati 922.095. Un giro d’affari enorme, che ha spinto Mukamitsindo a sbarcare a Bruxelles, per fare business sui migranti anche in Ue. A Ixelles, l’8 febbraio 2019, ha costituito la Karibuni, una gemella della Karibu, con il giornalista ruandese Roger Henri Dèsirè N’zouzi e ha preso a Liliane il lussuoso appartamento in Avenue Louise, come dimostra il bonifico del 14 luglio 2019, di euro 4.442,57, giustificato come “costi progetto internazionalizzazione” ma con causale “rata PV DV/21914 8 4 Matis Chantal/Murekatete Liliane” proprio per Avenue Louise. La stessa cifra bonificata dalla Karibu con la medesima causale dieci giorni dopo e ancora 4.500 euro per “Matis Chantal/Murekatete affitto” il 25 agosto. E mentre Liliane faceva la vita dorata con i soldi dei migranti, Aboubakar lottava contro il caporalato a Torretta Antonacci, in Puglia. Lui che era partito dal basso, da sindacalista dell’Usb al vertice della Lega Braccianti, fino a difensore degli ultimi in tv e all’ascesa a simbolo della sinistra di Fratoianni e Bonelli, che l’hanno portato in Parlamento.

Lui ci è andato con gli stivali e il pugno chiuso. Ma l’esordio nei palazzi del potere non ha impressionato i suoi ex colleghi, che hanno denunciato ammanchi da una raccolta fondi per i bimbi dei ghetti del foggiano, oggetto di accertamenti della Procura. Di fronte alle illazioni su come avesse acquistato la villa di Casal Palocco, pagata 360mila euro a giugno 2022, con un mutuo da 264mila e il restante in parte dal parlamentare e in parte da Liliane, Aboubakar ha farfugliato degli introiti del suo libro. Che però non è stato un bestseller.


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