Duecento piante di “Maria” nel Parco del Ticino: coltivate con il fotovoltaico, valgono un milione
Duecento piante servite da irrigatori a fotovoltaico nella zona impervia in un Parco naturale protetto che è anche Riserva della Biodiversità: non è un progetto innovativo per la coltivazione agricola in zone ostili alla produzione ma solo il flash su una piantagione da duecento piante di canapa indiana di diverse varietà completamente nascosta in quella zona.
Scoperta solo grazie ai finanzieri del comando provinciale di Pavia, con la collaborazione di quelli di Varese che operano dall’alto con aerei attrezzati. Le duecento piante – questo il conteggio delle Fiamme Gialle – avrebbero prodotto circa cento chilogrammi di sostanze stupefacenti che sul mercato avrebbe generato un profitto illecito di oltre un milione di euro.
Le piante erano alte 250 centimetri e con infiorescenze in stato di maturazione, tutte interrate in diversi e separati siti e disposte in una serie di filari ben organizzati e attrezzati di irrigatori alimentati da pannelli solari portatili. Una scelta di innovazione che, in clandestinità e in piena illegalità, non ha dovuto nemmeno fare i conti con i lacci burocratici che insidiano in Italia lo sviluppo delle energie rinnovabili.
Piante difficili da notare, nonostante le dimensioni, perché coltivate in una zona particolarmente impervia del Parco, ricoperta da fitta vegetazione e priva di sentieri tanto da essere raggiungibile solo via acqua, una circostanza che probabilmente gli artefici dell’iniziativa avevano opportunamente valutato prima di dare il via al campo illegale di cannabis.
Degli autori di questa singolare piantagione nemmeno l’ombra. Intanto, grazie ai mezzi nautici del comando vigili del fuoco di Pavia, i finanzieri sono riusciti a raggiungere l’area per sequestrare, sradicare e distruggere tutte le piante.
Singolare, una piantagione di questo tipo, non solo per le sue caratteristiche. Secondo i dati dell’Antidroga nazionale, il Nord è la zona del Paese meno scelta per queste coltivazioni. Gli affari ancor più milionari per la coltivazione della “Maria” fioriscono al Sud e nelle isole. Nel solo 2022 – questi i dati disponibili più recenti – sono state sequestrate circa 140mila piante, di più in Calabria (46,33%) ma anche in Sicilia e in Sardegna.
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