Due milioni di famiglie in povertà assoluta
Povertà assoluta, le famiglie e le persone che non possono permettersi le spese minime per condurre una vita accettabile nel 2023 si sono confermate per l’Istat in una quota stabile, che è comunque assai significativa: 2,2 milioni di famiglie (l’8,4% del totale) e quasi 5,7 milioni di cittadini, il 9,7% di tutti quelli del nostro Paese. Un “disagio radicato”, dice Federconsumatori. Una spia accesa per il governo.
Sono poveri assoluti il 13,8% dei minori, quasi 1,3 milioni di bambini e ragazzi, il valore più alto e preoccupante nel decennio dal 2014 mentre è all’11,8% fra i giovani di 18-34 anni, 1 milione e 145mila e per i 35-64enni si conferma al 9,4%, anch’esso valore massimo dal 2014. Invariata l’incidenza di povertà assoluta fra gli over 65 (il 6,2%, quasi 887mila anziani).
La forbice geografica ha la lama affilata al Sud: la povertà assoluta delle famiglie è più alta nel Mezzogiorno – 859mila famiglie, il 10,2% del totale – seguita da quella nel Nord-ovest (l’8,0%, 585mila famiglie) e nel Nord-est (il 7,9%, 413mila famiglie), mentre il Centro conferma valori bassi (6,7%, 360mila famiglie). L’incidenza fra le famiglie con almeno uno straniero è al 30,4%, si ferma al 6,3% per quelle composte solamente da italiani.
Ad affermare questa stabilità del dato generale l’impatto dell’inflazione e la crescita dei prezzi al consumo che segna le famiglie meno abbienti la cui spesa è calata dell’1,5%. Hanno aiutato, invece, i bonus sociali per l’energia e il gas – seppur fortemente ridimensionati nel 2023 rispetto al 2022 – che hanno contribuito a contenere la crescita della povertà. Una misura che ha ridotto l’incidenza di quattro decimi di punto rispetto ai sette decimi dello scorso anno.
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