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Due italiani hanno rubato 900 cactus dal Cile per rivenderli sul mercato nero

di Martina Melli -


Due uomini italiani sono attualmente sotto processo ad Ancona con l’accusa di bracconaggio e contrabbando di rare specie di cactus dal Cile all’Europa. L’indagine, conosciuta come Operazione Atacama, ha rivelato un commercio illegale di cactus appartenenti ai generi Eriosyce e Copiapoa, alcune delle specie a rischio del deserto di Atacama.

Secondo la Procura di Ancona, uno degli imputati avrebbe sradicato oltre 900 cactus durante vari viaggi in Cile, violando le leggi italiane che attuano la Convenzione sul commercio internazionale delle specie di flora e fauna selvatiche minacciate di estinzione (Cites). I cactus venivano spediti dal Cile a contatti in Grecia e Romania, prima di passare in Italia per la vendita a collezionisti in Europa e Asia.

L’Associazione per la Biodiversità e la sua Conservazione (ABC), guidata dall’esperto di cactus Andrea Cattabriga, ha avuto un ruolo cruciale nel ripristino di queste piante grasse al loro habitat naturale. Cattabriga ha sottolineato l’impatto devastante del commercio illegale di cactus sulla biodiversità, spiegando che anche la raccolta di pochi esemplari può compromettere il delicato ecosistema del deserto.

La restituzione dei cactus ha richiesto una complessa collaborazione tra le autorità cilene, italiane, l’Unione Europea e l’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN). Cattabriga ha coordinato la logistica e l’imballaggio necessari per riportare in sicurezza le piante in Cile.


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