«Gli ex bambini maltrattati – si legge nel sito di Cesvi – diventano adulti che vivono con un pesante fardello di dolore che spesso scaricano sui propri figli, generando un circuito vizioso di trasmissione intergenerazionale, che solo un intervento esterno può interrompere. La violenza contro i minori è quindi un fenomeno sistemico che non può essere ricondotto esclusivamente a dinamiche relazionali familiari ma che rappresenta un grave problema di salute pubblica, prima, durante e dopo la pandemia e che richiede un approccio globale».
L’Indice, intitolato Crescere al sicuro, esamina la vulnerabilità al maltrattamento dei bambini nelle singole regioni italiane, attraverso l’analisi dei fattori di rischio presenti sul territorio e della capacità delle amministrazioni locali di prevenire e contrastare il fenomeno tramite i servizi offerti. Il risultato è una graduatoria basata su 64 indicatori classificati rispetto a sei diverse capacità che rappresentano la struttura portante dell’Indice: capacità di cura di sé e degli altri, di vivere una vita sana, di vivere una vita sicura, di acquisire conoscenza e sapere, di lavorare e di accesso a risorse e servizi.
L’edizione 2022 contiene anche un focus dedicato alla sicurezza dell’infanzia durante la pandemia da Covid-19, che riporta dati sullo stato di salute, fisica e mentale, di giovani e giovanissimi, sulla violenza domestica e sulla violenza assistita.
«Il boom di accessi nei pronto soccorso per disturbi neuropsichiatrici è il segno più tangibile di un malessere diffuso. Basti pensare che solo nel primo anno di pandemia, la Società italiana di pediatria ha registrato un incremento degli ingressi di oltre l’80%. Ideazione suicidaria, depressione e disturbi del comportamento alimentare (anoressia e bulimia) le cause principali. Un deterioramento dello stato di salute, in particolare tra gli adolescenti, certificato dall’Istat: nel secondo anno di pandemia, l’indice di salute mentale cala decisamente nella fascia 14-19 anni mentre raddoppia il numero degli adolescenti che si dichiarano insoddisfatti».
Secondo i dati della polizia criminale, inoltre, i maltrattamenti contro familiari e conviventi minorenni registrano un più 11% nel 2020. Nel primo anno di lockdown crescono in modo esponenziale anche i reati di pedopornografia e adescamento online (+77%).
Il focus mette in luce anche l’aumento della violenza sulle donne: «i dati raccolti dal numero antiviolenza e stalking 1522 evidenziano un forte incremento delle chiamate durante la prima fase del lockdown. Il luogo dove più frequentemente si consuma la violenza è la casa della vittima. All’aumento delle segnalazioni non è corrisposta tuttavia una crescita delle denunce. Le forze di polizia hanno registrato un forte calo delle denunce per maltrattamenti, stalking e violenza sessuale, conseguenza diretta del confinamento in casa e dunque del maggior controllo esercitato dal partner convivente». Secondo le stime dell’Istat, infine, circa il 50% dei figli assiste alla violenza, mentre il 10% la subisce.
L’Indice restituisce anche quest’anno un’immagine dell’Italia a due velocità: si conferma l’elevata criticità del Sud Italia che resta al di sotto della media nazionale pur registrando timidi miglioramenti. Le ultime quattro posizioni dell’Indice sono occupate, come nell’edizione precedente, da Campania (20°) Sicilia (19°), Calabria (18°) e Puglia (17°). L’Emilia-Romagna torna a essere la regione con la migliore capacità di fronteggiare il maltrattamento ai minorenni, in una sintesi finale tra fattori di rischio e servizi (solo nel 2021 ha ceduto il primato al Trentino-Alto Adige). Seguono Trentino-Alto Adige (2°), Veneto (3°), Friuli-Venezia Giulia (4°), Toscana (5°) e Liguria (6°), che si confermano tra le prime posizioni.
«Quest’anno sono otto le regioni “a elevata criticità”, ovvero quei territori nei quali, a fronte di elevate problematiche ambientali, rappresentate da fattori di rischio elevati, non corrisponde una reazione del sistema dei servizi: Campania, Sicilia, Calabria, Puglia, Molise, Basilicata, Abruzzo e Marche. Tra le regioni “virtuose” – con bassi fattori di rischio e un buon livello di servizi sul territorio – troviamo otto delle nove regioni già presenti nell’edizione 2021 dell’Indice: Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Veneto, Liguria, Toscana, Valle d’Aosta, Umbria. Il Piemonte, inserito lo scorso anno tra le regioni “virtuose”, quest’anno entra, insieme alla Sardegna, nel cluster delle regioni “reattive”, ovvero che rispondono alle elevate criticità nei fattori di rischio con servizi al di sopra della media nazionale. Tra le regioni “stabili” si trovano il Lazio e, come ogni anno, la Lombardia».