Draghi affronti l’affare “corrente” e spieghi al Paese se c’è una soluzione
Il tempo è scaduto. L’Italia s’è spenta. Prima del previsto. “Sarà un autunno caldo”, si diceva appena un mese fa, paventando scenari complessi per l’economia del Paese, messa a dura prova dal caro energia. Ma nessuno avrebbe mai immaginato che lo spettro evocato si sarebbe manifestato così in fretta, quando nelle cucine degli italiani il calendario segna ancora “agosto”. E invece gli eventi sono precipitati, Putin ha richiuso i rubinetti del gas e l’Italia ha patito un’implosione. Fenomeno, ci insegna la fisica, che si produce “allorché le pareti di un corpo soggette a una pressione esterna superiore a quella interna cedono di colpo, generalmente frantumandosi”. Proprio così, il nostro sistema produttivo non ce la fa a reggere la pressione esterna e si sta frantumando. Imprenditori e commercianti provano a spegnere le luci prima di chiudere le saracinesche, vittime di bollette cresciute fino al 500%. Un disperato Sos lanciato al governo, che però continua a non rispondere. Alle parole di rassicurazione pronunciate a Rimini, Draghi finora non ha fatto seguire i fatti, limitandosi a far trapelare l’indisponibilità a trovare le risorse utilizzando lo “scostamento di bilancio”, che poi si traduce in ulteriore debito. Per evitare, dice, “che l’Italia finisca nelle mani della speculazione internazionale”. Come se già non ne fossimo vittime, a partire dal prezzo del gas, imposto dai fondi speculativi alla Borsa di Amsterdam in una folle corsa che arricchisce le grandi compagnie e mette in croce famiglie e aziende. No, questo non è il tempo di cincischiare. O, peggio, di sostare sulla sponda del fiume per veder passare i cadaveri di chi l’ha buttato giù da Palazzo Chigi. Questo è il momento di agire, senza nascondersi dietro la formula del “disbrigo degli affari correnti”. Questa, ex SuperMario, è l’ora di agire. Perchè l’”Affare Corrente” è una miccia innescata sulle sorti dell’Italia.
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