Dopo la scuola, via le croci in montagna. Ecco cosa scriveva l’Unità quando era di sinistra
“Il crocifisso non genera nessuna discriminazione. Tace. È l’immagine della rivoluzione cristiana, che ha sparso per il mondo l’idea di uguaglianza fra gli uomini segni che diano con tanta forza il senso del nostro umano destino. Il crocifisso fa parte della storia del mondo. Per i cattolici, Gesù Cristo è il Figlio di Dio. Per i non cattolici, può essere conserva l’idea del prossimo fino ad allora assente”. Sembra scritto ieri, magari subito dopo la notizia per cui il Cai avrebbe voluto divellere le croci dalle vette dei monti italiani. Una polemica che prosegue da anni e che, di volta in volta, si manifesta in ambiti diversi. Dalla scuola alla montagna. Eppure, c’è stato un tempo che la sinistra, quando faceva la sinistra, aveva altre battaglie a cui pensare. C’è stato un tempo in cui l’Unità, quando era ancora di sinistra e la sinistra era ancora se stessa, pubblicava riflessioni come questa. Scritta, peraltro, da una penna del calibro di quella di Natalia Ginzburg, ebrea ma atea dichiarata. E lo scriveva nel marzo del 1988. Cioè trentuno anni fa.
Le frasi di Ginzburg sono di quelle da mandare a memoria: “La rivoluzione cristiana ha cambiato il mondo. Vogliamo forse negare che ha cambiato il mondo? Sono quasi duemila anni che diciamo “prima di Cristo” e “dopo Cristo”. O vogliamo smettere di dire così? Il crocifisso è simbolo del dolore umano. La corona di spine, i chiodi evocano le sue sofferenze. La croce che pensiamo alta in cima al monte, è il segno della solitudine nella morte. Non conosco altri semplicemente l’immagine di uno che è stato venduto, tradito, martoriato ed è morto sulla croce per amore di Dio e del prossimo. Chi è ateo cancella l’idea di Dio, ma conserva l’idea del prossimo”.
La conclusione è netta: “Si dirà che molti sono stati venduti, traditi e martoriati per la propria fede, per il prossimo, per le generazioni future, e di loro sui muri delle scuole non c’è immagine.È vero, ma il crocifisso li rappresenta tutti. Come mai li rappresenta tutti? Perché prima di Cristo nessuno aveva mai detto che gli uomini sono uguali e fratelli tutti, ricchi e poveri, credenti e non credenti, ebrei e non ebrei, neri e bianchi, e nessuno prima di lui aveva detto che nel centro della nostra esistenza dobbiamo situare la solidarietà tra gli uomini. Gesù Cristo ha portato la croce”.
Le croci sulle vette sono anacronistiche e divisive: la stravagante presa di posizione del CAI
Insomma, se la sinistra facesse la sinistra avrebbe più di un motivo per schierarsi, al di là del dato meramente religioso, a favore della conservazione e della tutela del crocifisso. Il simbolo di tutti coloro che lottano, che sono traditi, delusi e che, comunque, si sentono di amare il prossimo. “A tutti noi è accaduto di portare sulle spalle il peso di una grande sventura. A questa sventura diamo il nome di croce, anche se non siamo cattolici, perché troppo forte e da troppi secoli è impressa l’idea della croce nel nostro pensiero”, ha scritto Ginzburg, “alcune parole di Cristo le pensiamo sempre, e possiamo essere laici, atei o quello che si vuole, ma fluttuano sempre nel nostro pensiero ugualmente. Ha detto “ama il prossimo come te stesso”. Erano parole già scritte nell’ Antico Testamento, ma sono diventate il fondamento della rivoluzione cristiana. Sono la chiave di tutto. Il crocifisso fa parte della storia del mondo”.
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