FILE PHOTO: Signage is seen outside the Moody's Corporation headquarters in Manhattan, New York, U.S., November 12, 2021. REUTERS/Andrew Kelly
Fitch ha parlato, ora tocca a Moody’s. Due rating su tre sono andati bene per l’Italia, ora tocca all’ultima agenzia – che si esprimerà venerdì prossimo – emettere il suo verdetto sullo stato dell’arte dell’economia del nostro Paese. Il governo è più che ottimista e, forte di due (anzi, tre se si conta anche Drbs) promozioni, punta a fare l’en plein. E il vicepremier Antonio Tajani, in un punto stampa tenutosi ieri a margine del Consiglio affari esteri dell’Ue a Bruxelles, s’è detto più che ottimista: “Ritengo che nonostante due guerre alle porte la situazione economica del nostro paese, a livello europeo, viva un momento di minor difficoltà rispetto ad altri paesi. Di fatto sarà l’unico paese che non sarà in recessione. Quindi, grazie a 4 milioni di piccole medie imprese, grazie a un sistema industriale forte, come seconda manifattura Europea, l’Italia riuscirà a superare questo momento di difficoltà, provocato da fatti esterni, compreso l’aumento dei tassi di interesse che è causato dall’aumento del costo delle materie prime”.
Proprio la resilienza del tessuto economico italiano ha convinto Fitch a mantenere invariato il rating dell’Italia. Stando agli analisti americani, infatti, l’economia italiana è “ampia, diversificata e ad alto valore aggiunto”. E tanto basta a premiare il nostro Paese, insieme alla compattezza della maggioranza che garantirebbe, secondo Fitch, la stabilità del governo Meloni. Ma in Italia, però, non sono tutte rose e fiori. Anzi. Il nostro Paese, spiegano gli economisti americani, risulta gravato da “fondamentali macroeconomici e fiscali deboli” che fanno il paio con il solito grande problema italiano: quello del “debito pubblico molto elevato”. Per Fitch, dunque, l’Italia raggiunge la conferma dell’attuale rating: tripla B con outlook stabile.
La sfida vera per Palazzo Chigi, dopo Fitch, è Moody’s. L’agenzia si esprimerà venerdì. Attualmente, l’Italia “vanta” il rating Baa3 con outlook negativo. Se Moody’s, a differenza di Standard & Poor’s, Fitch e Dbrs, dovesse decidere di operare il minacciato downgrade del giudizio sull’economia italiana, i titoli di Stato del nostro Paese finirebbero a essere classificati come “junk”, titoli spazzatura. In questo caso, i mercati potrebbero reagire malissimo, scatenando una “svendita” di bond italiani e facendo schizzare lo spread a livelli stratosferici. Costringendo, dall’altra parte, il governo ad aumentare i rendimenti promessi sui titoli, innescando così un corto circuito: per trovare finanziamenti, l’Italia dovrebbe aumentare, ancora di più, il suo stesso debito. Insomma, sarebbe una catastrofe. C’è poco da tifar contro. Dentro e fuori dai confini nazionali. Date le dimensioni economiche del nostro Paese, il caos potrebbe contagiare tutta l’area Ue. Producendo nuovi choc economici. Che, da parte sua, la Bce già saprebbe come combattere. A colpi di nuovi e ulteriori rialzi del costo del denaro.
Christine Lagarde, governatrice della Banca centrale Europea, ha detto che i tassi rimarranno al 4% per molto tempo ancora. Almeno fino a luglio del prossimo anno. E sempre che l’inflazione continui la sua discesa e che non si affaccino, sull’eurozona, nuovi choc economici. “Non si può abbassare la guardia nonostante il significativo calo dal 10,6% di un anno fa al rispettabile 2,9% attuale”, ha detto Lagarde al Financial Times invitando tutti a giudicare “con un po’ di umiltà” l’andamento dei prezzi. Per la governatrice sono possibili “recrudescenze da monitorare attentamente”. “Se dovessero emergere choc rilevanti – ha promesso Lagarde – a seconda della loro natura, dovremo rivedere la scelta”. E magari ritoccare ancora un po’, e ovviamente verso l’alto, i tassi di interesse. Ma Lagarde non è da sola. E difatti, proprio ieri, il suo vice Luis de Guindos, ha provveduto a esorcizzare un po’ dell’ottimismo che iniziava a circolare per l’Europa: “L’inflazione è diminuita in modo significativo, ma è prevista restare a livelli troppo alti per troppo a lungo, mentre la pressione interna sui prezzi rimane forte. Ci aspettiamo un temporaneo rimbalzo dell’inflazione nei prossimi mesi, dal momento che gli effetti base del forte aumento dei prezzi dell’energia e dei prodotti alimentari nell’autunno 2022 non saranno più compresi nel calcolo annuale”. E quindi, facendo riferimento alle tensioni internazionali che serpeggiano in Medio Oriente, ha aggiunto: “Il processo generale di calo dell’inflazione continuerà nel medio termine. Lo stesso vale per i prezzi dei generi alimentari, che potrebbero subire pressioni al rialzo a causa delle condizioni meteorologiche sfavorevoli e dell’escalation della crisi climatica”. Infine la promessa, sempre la solita: “Garantiremo che i nostri tassi di interesse di riferimento restino a un livello sufficientemente restrittivo per tutto il tempo necessario”.