Don’t cry Argentina, ora c’è Milei il liberal
Il ciuffo è discutibile, ma le idee che frullano in quella testa arruffata non sono da sottovalutare. Milei è divenuto presidente dell’Argentina sulla base di un programma politico radicalmente liberista. In campagna elettorale ha imbracciato la motosega, per significare che avrebbe fatto piazza pulita di enti inutili, carrozzoni di Stato e ministeri sovrabbondanti. Sta mantenendo fede alle promesse, avendone già abolito nove.
Se ci limitiamo alle modalità comunicative, esteriori e simboliche, possiamo cogliere una certa analogia con i proclami alla Grillo, il profeta che spaccava i computers per cambiare il mondo. Ma quanta differenza sostanziale! Basta pensare che il movimento 5stelle, in omaggio alla dottrina dell’assistenza di Stato, esattamente opposta al liberismo di Milei, ha promosso il più costoso (e fallimentare) programma “sociale” della storia, denominato “reddito di cittadinanza”. Insomma l’apertura della scatola di sardine promessa da Grillo si è concretizzata in nuova e aggiuntiva spesa pubblica, competenze suppletive e potenziamento dell’apparato di Stato. Ben diversamente, il programma politico di Milei si palesa coerente e credibile.
In primo luogo, perché dà una lettura corretta della libertà umana. Lo slogan “W la libertad carajo” contiene in nuce quella terza declinazione della libertà umana, trascurata o comunque sottovalutata in tempi di socialismo imperante. La prima declinazione è quella della “libertà di” (pensiero, parola, voto); la seconda esprime l’esigenza che l’uomo goda anche della “libertà da” (dal bisogno) e pertanto abbia le sufficienti risorse economiche per esercitare appieno “i diritti di”. Nella terza declinazione, si prende in considerazione la libertà dallo Stato e dalla sua “tutela” onnipresente. L’espressione rafforzativa “carajo” sta a significare proprio la reazione spazientita del comune cittadino, il quale infine invoca niente più che la possibilità di fare da sé e non essere intralciato, nelle libere dinamiche economiche, da una serie infinita di legacci burocratici.
In secondo luogo, il programma di Milei coglie il nesso inscindibile corruzione/burocrazia. Le pastoie delle procedure burocratiche sono l’antefatto della corruzione; consistono in altrettante “occasioni che fanno l’uomo ladro”. Dietro ogni ostacolo frapposto alla libertà di iniziativa economica, si cela l’occasione del burocrate di lucrare sulla rimozione dell’ostacolo. Il sinallagma contrattuale tra il corruttore e il corrotto si instaura sulla base della convenienza dell’uno a realizzare il profitto della sua impresa, dell’altro a fare mercimonio dei suoi doveri d’ufficio. Se manca l’ostacolo, manca l’interesse delle due parti alla sua rimozione, cosicché l’eccesso di autorizzazioni preventive, nulla osta, certificati di conformità e quant’altro, si risolve in ultima analisi in corruttela dilagante. Argentina docet e Italia discit. La via tracciata da Milei è quella giusta, diametralmente opposta a quella, cara alle sinistre italiane, lastricata di maggiori restrizioni e controlli suppletivi, ossia di nuove occasioni di corruzione.
In terzo luogo, Milei ha il merito di non credere nel dogma di fede della c.d. emergenza climatica, fondato su due presupposti: che sia in atto un fenomeno di global warming; e sia determinato dall’attività umana. Il primo è assolutamente indimostrato. Fra l’altro, le recenti ondate di freddo “polare” hanno indotto i moderni alchimisti a virare sui “fenomeni estremi”, comprensivi di caldo e freddo, siccità e bombe d’acqua. Come tutto fa brodo, tutto fa emergenza. Il secondo presupposto è assolutamente erroneo, per l’irrilevante incidenza del comportamento umano sulla dinamica del sistema solare. Ebbene Milei ha espressamente dichiarato di non voler seguire il Green Deal, con tutte le sue mirabolanti transizioni, il cui unico effetto è l’impoverimento del mondo occidentale.
Ciò, ai nostri occhi, è sufficiente per nutrire fiducia, tanto più innanzi ai primi effetti positivi (avanzo primario di bilancio). Se le annunciate privatizzazioni consisteranno in vere liberalizzazioni, l’Argentina potrà avere un futuro di prosperità.
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