Donne e sport, una parità necessaria
Disciplina, impegno ma anche rispetto, inclusione, esempio. Lo sport è tutto questo e, se declinato al femminile, molto altro. Garantire pari opportunità in ambito sportivo significa anche educare alla parità costruire una società più equa. Essere donna e atleta, coniugare carriera e vita personale nel mondo dello sport, come in ogni altro ambito della vita, non è mai semplice e ogni passo conta, ogni piccolo traguardo è una conquista, ogni barriera superata apre la strada a nuove sfide e opportunità. Lo è quando viene garantito l’accesso allo sport di base, quando si mettono in campo politiche pubbliche per promuovere una cultura dello sport inclusiva fin dall’infanzia, quando si realizzano campagne di sensibilizzazione contro gli stereotipi di genere. E lo sarà quando la lotta per la parità salariale e di rappresentanza anche a livello dirigenziale saranno pienamente compiute. Nelle competizioni professionistiche le atlete guadagnano in media ancora molto meno dei loro colleghi: premi più bassi, stipendi ridotti, minori sponsorizzazioni. Qualcosa sta cambiando, grazie anche a campagne come #EqualPlayEqualPay ma nel mondo dello sport, le donne non sono solo atlete: sono allenatrici, arbitri, dirigenti; eppure, la loro presenza ai vertici delle federazioni e dei club sportivi è ancora minima. “Se è vero che di passi in avanti ne sono stati fatti, è anche vero che c’è tanta strada da fare”, ha affermato il ministro per lo Sport e i giovani, Andrea Abodi nel corso di Donna Oro d’Italia, evento organizzato al Circolo Tennis Eur di Roma dall’associazione Giornaliste Italiane presieduta da Paola Ferazzoli. “Ci auguriamo che non sia solo una questione di partecipazione, ma anche di responsabilità. Il numero di atlete che partecipano ai Giochi Olimpici e Paralimpici è ormai equivalente a quello degli uomini, ma a livello dirigenziale siamo tra gli ultimi in Europa. La percentuale è ancora troppo bassa e dobbiamo favorire il percorso delle donne affinché possano avere maggiori responsabilità”. “Lo sport ha dato un segnale forte negli ultimi tempi” ha ricordato Giovanni Malagò, presidente del Coni e della Fondazione Milano Cortina 2026, “È un processo che si è avviato e che ha avuto forte accelerazione con quanto successo a livello internazionale, con l’elezione alla presidenza del Cio di una donna caratteristiche forti come Kirsty Coventry”. Sono tutti passi verso un empowerment femminile più concreto, e sicuramente eventi di portata mondiale come le Olimpiadi – con la visibilità mediatica che comportano- stanno contribuendo a cambiare la percezione. Parigi 2024, dove peraltro le atlete italiane come sottolineato dallo stesso Malagò hanno ottenuto risultati straordinari contribuendo significativamente al medagliere nazionale, ha segnato una svolta storica per lo sport: per la prima volta nella storia dei Giochi Olimpici, la partecipazione maschile e femminile è stata perfettamente bilanciata. Un traguardo simbolico e concreto, che rappresenta oltre un secolo di battaglie per l’uguaglianza. Oggi, le atlete competono e ottengono risultati eccezionali, lo sport femminile corre più veloce che mai e le medaglie conquistate dimostrano che il talento non ha genere. E che le barriere possono essere superate. “Lo sport dà una possibilità a tutti”, ci ricorda Giulia Ghiretti, oro paralimpico nei 100 rana a Parigi. “Si è parlato di barriere, ci sono, ma si possono abbattere. Al di là di quelle fisiche, che sono le più semplici da superare, quelle più culturali sono forse le barriere più difficili da rimuovere. Ma parlare di questi temi è la prima chiave per eliminarle”. Lo sport ha il potere di ispirare, unire e trasformare. Dietro le medaglie e le vittorie, si nasconde ancora una lotta quotidiana contro stereotipi, disuguaglianze e invisibilità: quando guardiamo una donna gareggiare e magari vincere, non vediamo solo un’atleta. Vediamo la forza di chi ha trasformato un sogno in una realtà.
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