Esteri

Distruzione Diga, Paniccia (Acse): “Così comincia la seconda guerra di Putin”

di Edoardo Sirignano -


“Se è stata Mosca a far esplodere la diga di Kakhovka significa che è iniziata un’altra guerra. Mi riferisco a un conflitto che non si combatte lungo il fronte, troppo esteso da difendere, ma ibrido, di deterrenza. I bersagli sono i granai, l’acqua e perché no anche l’energia. Se Kiev supera la linea rossa è a rischio l’Europa e perché no anche il pianeta”. A dirlo Arduino Paniccia, analista di strategia militare e di geopolitica, nonché fondatore e presidente della Scuola di Guerra Economica e Competizione Internazionale di Venezia Asce.

Su Kakhovka regna ancora il mistero. Gli ucraini accusano i russi e viceversa. A suo parere, chi c’è dietro l’attacco?

È molto difficile fare affermazioni su una situazione così controversa, senza essere sul posto e verificare le fonti. I responsabili, tuttavia, possono essere solo due.

Quali?

La prima strada ci porta a sostenere che siano stati effettivamente i russi, che controllano l’area, compresa la diga. La seconda, invece, ci porta a pensare che ci siano stati dei sabotatori ribelli, che invece di operare direttamente sul territorio della federazione, hanno fatto esplodere la diga per creare ulteriore caos in una guerra del tutto ibrida. L’obiettivo sarebbe stato quello di indebolire il Cremlino dal punto di vista mediatico.

Quali saranno, le conseguenze dell’ignobile gesto?

Se dietro quest’azione c’è davvero la mano di Putin ha ripercussioni non solo a livello militare, ma soprattutto per quanto concerne l’opinione pubblica. Vuol dire che Mosca intende proseguire il conflitto, con assoluta durezza e con ogni mezzo a disposizione, senza fermarsi alla nuova avanzata Ucraina.

La controffensiva, predicata da Zelensky, può riuscire oppure no?

L’Ucraina cercherà di portare a compimento l’offensiva, anche se i rifornimenti di carri, aerei e munizioni, non hanno raggiunto le cifre e la consistenza promesse da Stati Uniti ed Europa.

L’ex capo della Cia Petraeus, però, parla di possibile vittoria sul campo…

Lo Stato maggiore americano da tempo esclude la possibilità di una vittoria militare sul campo. Non è solo un orientamento statunitense, ma di molti degli Stati che osservano la vicenda da vicino. Per battere la Russia occorre un numero di forze e armamenti superiori a quelli a disposizione di Kiev.

Mosca, intanto, sta subendo una serie di sconfitte sul campo…

La più grande debolezza della Russia è quella di avere un fronte troppo esteso. Controllarlo è realmente molto difficile. Per compensare una debolezza operativa, quindi, potrebbe compiere operazioni diverse, sfiorando le ipotesi più pericolose, come quelle relative alla centrale di Zaporizhzhia o appunto far saltare una diga. Sono diversi i cosiddetti obiettivi sensibili. Esiste la possibilità di condurre una guerra parallela a fortissimo impatto mediatico. Putin vuole far capire che a Kiev, che nel momento in cui superasse la linea rossa, ci sono una serie di armi che potrebbero essere utilizzate. Mentre l’Ucraina combatte direttamente contro l’esercito di Mosca e spera di guadagnare terreno, il Cremlino sta combattendo una battaglia di deterrenza e dissuasione verso le potenze Nato.

A cosa si riferisce?

Questo tipo di escalation era già iniziata con la guerra del grano. C’è, poi, quella dell’acqua e perché no dell’energia. Si tratta di una strategia basata sulla guerra ibrida, di cui Gerasimov è la massima espressione.

L’Ucraina, intanto, sostiene di poter vincere la guerra. È davvero così?

Può portare avanti un’offensiva molto dura che le consentirà di arrivare, nelle migliori condizioni possibili, quando dovessero esserci le trattative di negoziato per i più svariati motivi.

Quali?

Le elezioni negli Stati Uniti, un nuovo tentativo cinese di riproporre il progetto di pace, uno sviluppo più positivo dell’ipotetica conferenza di pace dichiarata da Kiev. Nei mesi che verranno l’Ucraina dovrà far vedere la reale capacità e consistenza delle proprie armate, nonché il posizionamento migliore, qualora dovesse esserci un avvenimento tra quelli citati in precedenza.


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