Cronaca

Eutanasia, per l’Avvocatura di Stato non c’è diritto al suicidio

di Cristiana Flaminio -


Non esiste il “diritto al suicidio”. Ne è convinta l’Avvocatura dello Stato che, davanti ai giudici della Corte Costituzionale, ha negato l’ammissibilità delle questioni sollevate dal giudice per le indagini preliminari di Milano che, proprio il gip meneghino, ha “inviato” alla Consulta. L’avvocato dello Stato Ruggero di Martino, intervenuto in rappresentanza della presidenza del consiglio dei ministri, ha ribadito nel suo intervento: “Non c’è un diritto al suicidio, né l’obbligo dei medici di concorrere a una volontà suicidaria”. Quindi ha aggiunto, a proposito dell’articolo 580 del codice penale finito al centro del caso all’attenzione dei giudici costituzionali: “ Qui si sta parlando di una norma penale che tutela il diritto alla vita in modo adeguato”. Pertanto, secondo l’avvocatura dello Stato, la Consulta dovrebbe dichiarare le questioni sollevate “inammissibili o manifestamente infondate”.

I casi alla base della vicenda giudiziaria sono quelli di una donna, già paziente oncologica, e di un uomo, affetto dal Parkinson, che hanno deciso di scegliere la via del suicidio assistito ottenendo l’aiuto di Marco Cappato, tesoriere dell’associazione Luca Coscioni, che li ha accompagnati in Svizzera. La questione è delicata e non solo in punta di diritto perché nessuno dei due pazienti, seppur classificati come malati terminali, non avrebbero avuto diritto a ottenere l’eutanasia in Italia poiché la loro esistenza in vita non dipendeva dall’uso di macchinari e altri supporti vitali. Era stato lo stesso Cappato ad autodenunciarsi presso i carabinieri di Milano, Stazione di Milano Duomo Centrale, ad agosto e a novembre 2022 aveva infatti dichiarato di averli accompagnati in Svizzera, dove erano deceduti in apposita struttura autorizzata. Nel settembre 2023 la procura di Milano aveva chiesto l’archiviazione del caso. Ma il gip del tribunale di Milano, il 21 giugno 2024, ha sollevato la questione di legittimità costituzionale dell’articolo 580 del Codice penale.


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