Difendo Aboubakar fino a prova contraria il resto è stalinismo
ABOUBAKAR SOUMAHORO
di Gennaro Migliore
Occorre cambiare rotta, scegliere tra Dio e mammona, smettere di “puttaneggiar coi regi” – come dice Dante nel canto XIX dell’Inferno, nella Terza Bolgia dedicata ai simoniaci, ovvero a coloro i quali commerciavano di cose sacre. E certamente sacri sono i denari che vengono destinati alla cura, alla tutela di chi è in un centro d’accoglienza per migranti e profughi, perché sono risorse che servono a tutelare e a integrare persone nella condizione più difficile: senza una patria, senza un lavoro, lontani dai propri affetti. Per un anno ho guidato la prima, e per ora unica , Commissione d’inchiesta sul sistema di accoglienza di richiedenti asilo e migranti e quindi so quante e quali malversazioni sono state perpetrate nel sistema d’accoglienza nazionale. Personalmente ho denunciato per primo con atti parlamentari ufficiali lo scandalo del Cara di Mineo e il Cara di Isola Capo Rizzuto e ho segnalato diverse strutture da chiudere, senza guardare in faccia a nessuno e senza distinguere tra soggetti gestori, di destra, sinistra o centro. Perciò sono convinto che ogni illecito debba essere perseguito con estrema puntualità e rigore, nel rispetto altrettanto rigoroso della presunzione di innocenza e del rispetto della verità. Vale per tutti e quindi anche per la suocera dell’onorevole Aboubakar Soumahoro.
Ma quella di cui vi voglio parlare è un’altra storia. Ed è lo scempio dei processi sommari, dei tribunali del popolo improvvisati, della sprezzante ipocrisia che ricorda lo stile stalinista della famigerata “autocritica”, ovvero l’uso della “confessione” delle proprie presunte colpe per poter dire che ogni decisione sia stata volontaria, con tanto di ringraziamento per la scelta “spintanea” appena compiuta. Per questo mi ha colpito davvero amaramente l’autosospensione dal gruppo di Verdi-Sinistra Italiana dell’onorevole Aboubakar Soumahoro, dopo le ore di “confronto franco” con i leader dei due partiti, Bonelli e Fratoianni, che hanno già deciso di “aver commesso una leggerezza nel candidarlo”. Mi colpisce più dello scontato scuoiamento mediatico di quasi tutta la stampa e dei talk show, perché questo l’ho già visto in altri celebri casi: da Matteo Renzi a Mimmo Lucano, passando per Nichi Vendola, solo per citare persone che conosco bene e di cui conservo intatta la stima e la convinzione che abbiano subito un massacro mediatico inaccettabile.
Cerchiamo di capire il fatto politico, anche perché la magistratura ha tutti gli strumenti per comprendere il versante giudiziario. Se in quelle ore di confronto, prima della autosospensione, fossero emersi fatti reato, la logica e l’etica imporrebbero di recarsi dalle autorità competenti. Proprio per tutelare le persone danneggiate, ospiti e lavoratori del centro. Se non fossero emerse spiacevoli verità, allora bisogna capire quale sia l’interesse a lasciare solo Soumahoro, per di più senza nessuna azione giudiziaria nei suoi confronti, di fronte a un vero e proprio plotone d’esecuzione mediatico.
No, non mi convinceranno mai che si tratta del “principio di precauzione” o della “libertà di poter rispondere senza condizionamenti” alle eventuali domande della giustizia. Il garantismo non si esercita a giorni alterni. “Occorre cambiare rotta” dice Dante e non ne possiamo più di una rotta dettata dalla cultura del sospetto, dalla convenienza politica di stampo grillesco e delle parole di circostanza. Di più puri che ti epurano ne troveremo sempre, ma non mi convinceranno mai
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