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PRIMA PAGINA-Difendere Unifil è difendere il diritto internazionale. Intervista a Matteo Perego

di Giuseppe Ariola -


Ancora tensione tra Idf e Unifil con Israele che chiede ai caschi blu di abbandonare la missione. Abbiamo fatto il punto con il Sottosegretario alla Difesa Matteo Perego.

La comunità internazionale invoca da tempo una de-escalation in Medio Oriente. In realtà, negli ultimi giorni la situazione sembra rischiare di precipitare…

“Gli eventi degli ultimi giorni stanno aggravando una situazione in uno scenario già complesso di suo, rendendo il compito di lavorare per una cessazione delle ostilità sempre più difficile. Purtroppo, il rischio di un’escalation che coinvolga altri attori regionali è reale, ma è proprio a fronte di questa situazione che una risposta coesa e unitaria da parte dell’intera comunità internazionale in ottica de-escalation è più che mai necessaria. È fondamentale arrivare a determinare una zona tra il fiume Litani e la blue line con la sola presenza delle forze armate libanesi e di Unifil e favorire l’implementazione della soluzione due popoli due stati fra Israele e Palestina per il futuro della regione”.

Nonostante l’irritazione chiaramente espressa dall’Onu e da diversi paesi, tra i quali l’Italia, il contingente Unifil in Libano continua a essere preso di mira dall’Idf. Non si sta tirando la corda?

“Il coinvolgimento di Unifil nelle recenti azioni condotte dall’esercito israeliano rappresenta una violazione del diritto internazionale, episodi per i quali è stata espressa una ferma condanna da parte del Governo. Monitoriamo costantemente l’evoluzione della situazione. La sicurezza del personale italiano è prioritaria così come è necessario che Unifil venga messa in condizione di poter dare seguito alla risoluzione 1701 per cui è nata”.

C’è il rischio che i militari in missione di pace rispondano al fuoco dei militari israeliani?

“La presenza dell’Italia in Medio Oriente, a sostegno alla pace e alla stabilità, ha profonde radici storiche e dimostra il costante impegno del Paese nel promuovere la diplomazia e il dialogo in una delle aree più complesse del mondo. Operiamo in Libano da oltre 40 anni, conosciamo il territorio e siamo preparati a fronteggiare qualsiasi eventualità con la massima attenzione e professionalità. Ci sono regole precise per uomini e donne nei teatri operativi che sono a tutela della loro incolumità e della loro legittima difesa”.

Da più parti si parla di violazione del diritto internazionale da parte di Israele. Quali possono essere le conseguenze nell’immediato?

“I recenti episodi hanno sollevato preoccupazioni in merito al possibile mancato rispetto del diritto internazionale da parte di Israele. In situazioni come queste, è fondamentale che la comunità internazionale continui a monitorare la situazione con attenzione, applicando meccanismi di valutazione attraverso gli organismi competenti. Mantenere il dialogo tra le parti coinvolte è necessario, al fine di ridurre le tensioni e promuovere soluzioni pacifiche e cooperazione internazionale. Mi auspico che sia chiara a tutti gli attori di questo difficile scenario geopolitico l’importanza della missione Unifil e soprattutto le conseguenze se non ci fosse”.

Israele ha chiesto di abbandonare la missione Unifil, ma ha ricevuto come risposta, almeno al momento, dei secchi no. La tensione è destinata ad aumentare?

“L’Italia è un punto fermo per la stabilità del Libano e per la sua popolazione, con una presenza che risale al 1982. Questa partecipazione ha un forte valore politico, e finché le condizioni di sicurezza lo permetteranno – condizioni che monitoriamo costantemente – la missione resta di primaria importanza. Difendere la missione Unifil significa difendere il diritto internazionale e gli organismi multilaterali, fermo restando che, come missione Onu, le decisioni di ritirare Unifil così come la gestione del mandato, attualmente rinnovato sino al 2025, è in seno alle Nazioni Unite. È proprio grazie alla presenza di Unifil che al momento è stato è stato possibile evitare uno scontro diretto in campo tra le forze israeliane e Hezbollah”.


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