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Diavolo d’un Conceiçao, il Milan di Supercoppa batte l’Inter in rimonta

Diavolo di un Conceiçao: nemmeno è arrivato al Milan e già dà il primo dispiacere ai suoi ex tifosi (da calciatore) dell’Inter. I rossoneri alzano al cielo d’Arabia la Supercoppa d’Italia dopo aver rimontato i cugini: da 0-2 a 3-2. Il primo tempo è stato tutto di marca interista, al termine della prima frazione di gioco l’uno-due che, in teoria, avrebbe dovuto liquidare i rossoneri e mettere l’ipoteca sul titolo: Lautaro Martinez prima e Mehdi Taremi poi blindano il risultato al riposo sul due a zero. Ma la ripresa è un’altra storia: quella di quel diavolo di un Conceiçao che non solo fa tornare in partita i suoi azzeccando i cambi (a differenza del dirimpettaio Simone Inzaghi) e pescando dal mazzo la carta jolly di un Rafa Leao dato per mezzo infortunato ma poi svelatosi completamente devastante per la difesa avversaria. Così fa tornare il Milan in partita: prima il redivivo Theo Hernandez, poi l’americano Pulisic. Quando sembra decretato dalle stelle l’overtime, ecco spuntare lo zampone di Tammy Abraham che al 93esimo infrange i sogni di gloria nerazzurri: la rimonta è compiuta, il Milan si porta a casa la Supercoppa (e un bottino da sedici milioni di euro che farà gioire Gerry Cardinale) e all’Inter non rimane che recriminare per la troppa superficialità davanti alla porta avversaria. Ma i prodromi della vittoria milanista, se fa sognare la rinascita del Diavolo ai tifosi, costituisce di sicuro l’avvento di Conceiçao quale fautore di un calcio forse più semplice senza complessi di inferiorità giochisti. Senza caroselli di passaggi per linee orizzontali, senza l’ossessione delle statistiche del possesso palla (56 e 44 per l’Inter, magrissima consolazione), senza la ricerca smodata del bel gioco che avrebbe dovuto salvare il calcio (!). Il Milan alza la Supercoppa in faccia all’Inter, si riaccende il derby di Milano e i rossoneri lo conquistano ancora una volta. Ora parola al campionato.