Detenute morte, il garante di Torino Gallo: “C’è stato un errore e nessuno ci ha avvisati, ma da tempo viviamo grosse difficoltà”
di EDOARDO SIRIGNANO
“C’è stato un difetto di comunicazione, nessuno ci ha avvisati, ma da tempo viviamo una grossa difficoltà, un forte disagio sociale. Sono anni che segnaliamo il problema a istituzioni che non collaborano tra loro”. A dirlo Monica Gallo, garante dei detenuti di Torino, in seguito alla visita del ministro Nordio.
Scomparse due donne nella casa circondiarale Lorusso e Cotugno. Cosa è accaduto?
La situazione dell’istituto è di sofferenza, di grande sovraffollamento in generale. In alcuni padiglioni del carcere si arriva al 160 per cento. C’è una condizione strutturale critica e soprattutto nella sezione femminile i problemi sono tanti. Ha una capienza di 80 posti regolamentari, mentre le detenute oggi sono 112. L’estate, poi, è un problema.
Perché?
Le attività trattamentali, prevalentemente la scuola, la formazione, ma anche quelle lavorative, nei mesi più caldi, sono ridotte. Anche l’impegno dei volontari diminuisce perché i ragazzi vanno in vacanze. Stesso discorso vale per personale dell’amministrazione penitenziaria, che a rotazione, come è giusto che sia, va in ferie. Sono tutte componenti, intanto, che incidono sulla quotidianità delle persone. Il post pandemia, inoltre, ha lasciato dei veri e propri vuoti all’interno degli istituti penitenziari.
Come colmarli?
La riflessione, che ho fatto anche in presenza del ministro, è una profonda solitudine della comunità penitenziaria, sia delle donne che degli uomini detenuti, ma anche del personale stesso, degli agenti di custodia.
Da quanto tempo vivete lo stato di solitudine a cui fa riferimento?
La lenta riapertura, dopo il Covid, non ha ripristinato tutta quella serie di azioni, quel fermento che teneva vivo l’istituto. C’è un forte disagio sociale all’interno contro cui purtroppo non riesce a combattere chi non ha valvole di sfogo. La sofferenza, quindi, è inevitabile e porta a tragedie come quella odierna.
Cosa possono fare le istituzioni?
Devono innanzitutto dialogare di più. Se pensa alla morte di questa donna, in astinenza di liquidi e solidi, di alimenti, nessuna istituzione esterna è stata informata della gravità della situazione. Probabilmente ciò non avrebbe cambiato il corso degli eventi, ma sarebbe stato opportuno provarci. Maggiore apertura sia dall’interno verso l’esterno che viceversa. Queste le priorità. Il carcere deve realmente far parte della città. I torinesi, se lo desiderano, devono avere la possibilità di portare un contributo.
La situazione di Torino è più disagiata rispetto ad altre?
Stiamo parlando dell’istituto più complesso d’Italia. Ciò avviene per le difficoltà gestionali, il numero troppo elevato di circuiti penitenziari. Abbiamo chiesto al ministro di ridurli perché così ci sono degli ambiti che rischiano di essere penalizzati.
Nel caso della donna nigeriana, però, probabilmente c’è stato un errore socio-sanitario, trattandosi di una persona che ha chiesto più volte aiuto. L’assistenza, quindi, funziona oppure no?
Ci sarà un’indagine che chiarirà tutti i passaggi. La cosa che è stata detta, comunque, anche a Nordio, è la presenza di un monitoraggio costante. La situazione, probabilmente in un caldo così e in una donna delicata, perché non assumeva solidi e liquidi, forse è degenerata in maniera molto rapida. Negli ultimi giorni si sarebbe dovuto intervenire con tutte le possibili azioni, che mi auguro siano state messe in atto. Non avevo mai incontrato la signora, non posso dire altro.
Chi ha dei problemi non dovrebbe avere chi lo ascolta, magari lo stesso garante?
Laddove la persona detenuta non ha strumenti per arrivare al garante, talvolta sono proprio gli agenti a segnalare le persone da colloquiare. In questo caso, purtroppo, c’è stata una dimenticanza o non si è valutata questa possibilità.
La visita di Nordio è stata causale o dovuta a una serie di segnalazioni?
Ritengo che sia il ministro che il capo di dipartimento abbiano ben chiara la situazione di difficoltà che attraversa, ormai da un lungo periodo, il carcere di Torino. Il ministro più volte, aveva detto, di aver inserito il problema in agenda. Con questa visita, pertanto, ritengo che abbia voluto ribadire la propria presenza in giornate così complesse.
Siete soddisfatti del colloquio col Guardasigilli?
Abbiamo aperto un’interlocuzione che potrebbe concretizzarsi in un tavolo di lavoro specifico sull’istituto. Sono state già fissate le date per una prossima riunione.
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