Editoriale

DETASSATI SI NASCE

di Tommaso Cerno -

Tommaso Cerno


Detassati si nasce. E io modestamente lo nacqui. Se l’avessero detta come Totò, forse si sarebbe capito meglio dove il governo stava andando a parare. Bisogna dire che un partito che si chiama Fratelli d’Italia e che ha la Nazione, la cultura italiana, la patria nel proprio cuore, almeno a parole, dovrebbe parlare la lingua italiana. E in italiano sostituzione etnica non significa affatto sgravio fiscale per le famiglie che fanno due figli. Significa una aberrazione culturale. Per cui delle due l’una: o c’è un serio problema di lingua, e ha ragione Rampelli nel proporne la tutela, ma dovrebbe partire dai piani alti del suo partito. Oppure c’è un problema di crisi del partito di maggioranza relativa che porta i suoi esponenti di primo livello a spararne una più di Bertoldo. E a dimostrare che stavolta davvero l’hanno sparata grossa non lo dice l’Accademia della Crusca, il Partito democratico, la sinistra, ma lo dice addirittura quella Lega Nord che è passata per anni per essere la campionessa mondiale di tiri fuori bersaglio. Bisogna che questo governo, che ha vinto le elezioni, e ha il diritto e dovere di portare il Paese da qualche parte, si dia una imbullonata. Perché sembra quasi che la vita quotidiana di chi guida un Paese stia troppo apprensiva per tenere gli occhi sul bersaglio e la mente sgombra. Serve che Giorgia Meloni inquadri con migliore precisione i punti di arrivo delle politiche che questo Paese intende mettere in atto per superare la crisi economica, sociale, culturale nella quale sta annegando giorno dopo giorno. Non certo per colpa di Meloni. Ma è lei in questo momento chiamata a gestire il problema. Manca in questo governo l’anima autentica della destra che il premier aveva promesso in campagna elettorale, una destra che il Paese può contestare o applaudire ma che a distanza di mesi dalle elezioni ha il dovere di chiarirsi. Questo nuotare bracciata dopo bracciata sperando nel mare calmo non sembrava essere lo spirito con cui la prima premier donna è salita a Palazzo Chigi. L’assenza di una natura chiara di questa destra crea un grosso problema anche all’opposizione. Che continua a sparare sempre sullo stesso, il fascismo, che non è certo il tema reale su cui costruire l’antidoto alla formazione politica che ha guidato la destra a una vittoria elettorale netta e chiarissima. Serve che il governo governi e la sinistra comprenda quale algoritmo politico e culturale tiene in vita questo governo, per trovare l’antidoto moderno e poter costruire una alternativa di Paese proiettata nei prossimi anni e non immersa fino alla vita dentro una storia di un secolo fa che richiamare troppo significa anche forse non avere capito del tutto. Forse il problema identitario che vive Fratelli d’Italia ha due nature. La prima la necessità di allargamento a mondi moderati del centrodestra che sostengano in maniera strutturata l’impennata di voti che ha catapultato Giorgia Meloni in pochi anni da fanalino di coda a leader indiscusso della politica italiana. Ma c’è una seconda questione: l’allineamento all’Unione europea sulle questioni cardine del programma di riforme fa mancare quell’ossigeno elettorale che aveva accompagnato a passo di marcia la nuova destra a stravincere le politiche. Tutto giusto ma la strada per vincere non è più spararle grosse.

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