Denise Pipitone scomparsa da 20 anni, ora un avvocato protesta con la Procura di Marsala
La scomparsa di Denise Pipitone, sparita all’età di 4 anni oltre 20 anni fa a Mazara del Vallo è ancora avvolta dal mistero nonostante i suoi ripetuti avvistamenti – anche all’estero – i processi e perfino una Commissione d’inchiesta in Parlamento. Una storia irrisolta che si trascina tuttora dietro anche vicende giudiziarie per diffamazione: attende ancora un processo il giornalista Rai Milo Infante, denunciato da alcuni magistrati, mentre è giunta ad una prima boa – pena sospesa – quella dell’ex pm Maia Angioni (era titolare dell’inchiesta sul caso di Denise, ndr), condannata a quattro mesi per aver diffamato un ex ispettore di polizia coinvolto nelle indagini.
Ora, la protesta del legale di Angioni. L’avvocato Stefano Giordano ha appreso di essere “stato fatto oggetto di una segnalazione da parte del procuratore della Repubblica di Marsala”, per “le sue valutazioni”, alla Procura generale di Palermo, che ha poi doverosamente trasmesso gli atti al Consiglio dell’Ordine “per le eventuali determinazioni ed iniziative”. Lo fa sapere lui stesso spiegando che “la segnalazione del procuratore della Repubblica di Marsala riguarda il comunicato stampa a mia firma emesso dopo la sentenza di condanna emessa dal Giudice monocratico del Tribunale di Marsala nei confronti di Maia Angioni”.
Giordano aveva reso noto che, al deposito delle motivazioni, avrebbe impugnato la sentenza sicuro “che la Corte di Appello porrà rimedio alle gravi violazioni di legge poste in essere dalla Procura di Marsala”.
Angioni era stata ritenuta colpevole di aver diffamato “l’ex ispettore Vincenzo Tumbiolo, già in forze al Commissariato di Mazara del Vallo. La condotta diffamatoria sarebbe consistita nell’avere detto, nel corso della trasmissione televisiva “Mattino Cinque” in una puntata andata in onda nel 2021 che “Bisognerebbe fare una chiacchierata con questi qua”, riferendosi proprio a Tumbiolo e ad altri due esponenti delle forze dell’ordine incaricati delle indagini sul caso Pipitone”.
“L’iniziativa (della Procura di Marsala, ndr) lascia, francamente, sconcertati – dice Giordano -. Come accaduto in altre vicende salite purtroppo agli onori della cronaca, da parte di un’Autorità Giudiziaria e, in particolare, dal Procuratore della Repubblica di Marsala viene messo in atto un evidente tentativo di attentare al fondamentale – e costituzionalmente garantito – diritto di difesa, oltreché al diritto di critica, il cui libero esercizio da parte di chiunque è essenziale in uno Stato democratico”.
“L’impugnazione dei provvedimenti giudiziari rappresenta, infatti, una delle principali estrinsecazioni del diritto di difesa – prosegue Giordano -. E le “violazioni di legge” (gravi e non) costituiscono, per eccellenza, motivi di impugnazione: come prevedono testualmente le disposizioni processuali del nostro ordinamento, che forse qualcuno ha dimenticato (tanto da ritenere, forse, che ogni avvocato che propone un appello o un ricorso in Cassazione, denunciando una violazione di legge, debba diventare destinatario di un esposto?!)”.
“Perciò, segnalare un avvocato perché, nel suo ruolo di difensore, ha affermato che una sentenza sarebbe il frutto di “gravi violazioni di legge” – conclude – significa calpestare illegittimamente e inammissibilmente l’essenza stessa di quel ruolo. Peraltro, si nutre fiduciosa certezza che i giudici della Corte d’Appello di Palermo che saranno chiamati a pronunciarsi su quelle dedotte violazioni di legge non si lasceranno influenzare dall’iniziativa del procuratore della Repubblica di Marsala e conserveranno integra la loro – più volte sperimentata – autonomia e serenità di giudizio. Di contro, sarebbe cosa buona se la Procura della Repubblica di Marsala – anziché impiegare il proprio tempo ad attaccare un avvocato che svolge semplicemente il proprio ruolo – riuscisse finalmente a sollevare la cortina di assoluto mistero che, a distanza di anni, continua immutabilmente ad avvolgere la scomparsa della piccola Denise Pipitone”. Giordano si riserva pure “ogni opportuna iniziativa a tutela della propria onorabilità e delle proprie funzioni”.
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