Economia

Manovra, Giorgetti ha un piano: “Deficit-Pil sotto il 3% entro il 2026”

di Giovanni Vasso -

Il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti durante il suo intervento al Meeting 2024, Rimini, 23 agosto 2024. ANSA / Dorin Mihai


Il primo obiettivo della manovra sarà quello di abbattere il rapporto tra deficit e Pil riportandolo, entro il 2026, sotto il 3%. È ufficialmente iniziato il cammino verso la nuova manovra 2025 e, come ampiamente prevedibile, la strategia del governo risente dei doveri e degli obblighi imposti da Bruxelles con l’applicazione del nuovo Patto di Stabilità (senza Crescita). Ieri il consiglio dei ministri ha dato l’ok al piano strutturale di bilancio su cui si impernierà la manovra economica e finanziaria del governo Meloni. Nel Psb, rispetto alle notizie che da settimane si rincorrono, non sembrano esserci novità di rilievo. Le priorità dell’esecutivo restano quelle: taglio del cuneo fiscale, sfrondata alle tasse per il ceto medio e aiuti alla natalità. Il tema, vero, è un altro. E sta nell’ambizione del Ministero dell’Economia e delle finanze che punta, entro il 2026, a riportare il rapporto tra deficit e Pil sotto il 3% e di farlo già nel 2025. La grandezza dell’obiettivo che si pone Giorgetti sta nel punto di partenza: ad aprile, infatti, il rapporto italiano tra deficit e Pil si è attestato al 7,4 per cento. Un’impresa che si preannuncia difficile e, per dirla con un termine di quelli che vanno tanto di moda, sfidante. Per riuscirci il governo, che in una nota del Mef rivendica il fatto di continuare “a portare avanti una politica fiscale prudente e responsabile”, ha deciso di puntare in alto e di imporsi “un percorso di rientro dal disavanzo eccessivo realisticamente più ambizioso di quello prefigurato dalla Commissione europea attraverso la traiettoria tecnica, impegnandosi a scendere sotto la soglia del 3% del rapporto deficit-Pil già nel 2026”. Dimodoché, aggiunge la nota, “il percorso proposto consentirà di garantire la stabilità del debito pubblico italiano e permettere alla finanza pubblica di affrontare con maggiore efficacia le sfide future”. Non è un mistero che il tema del debito e del deficit, oltre ad aver causato all’Italia l’iscrizione (con la Francia, tra gli altri) nella “lista dei cattivi” di Bruxelles, sia una delle preoccupazioni centrali del titolare del Mef, Giancarlo Giorgetti, che in più occasioni ha deplorato il fatto di essere costretto a pagare miliardi solo per interessi sul debito, a dover sborsare, sottraendole ad altri capitoli di spesa, cifre a dir poco mostruose. Complicate, come noto, dalla politica monetaria rigidissima della Bce, ma questa, al momento, è un’altra storia. Ma, nel Psb, ci sarà spazio anche per “le linee strategiche relative alle riforme e agli investimenti che il governo ritiene di realizzare nell’orizzonte di riferimento”, in particolare, riferiscono dal Ministero, “quelle funzionali all’estensione da 4 a 7 anni del periodo di aggiustamento” imposto dal piano di rientro dal debito imposto dal Patto di Stabilità. In particolare, si legge in una nota diramata da via XX Settembre, c’è “il percorso intrapreso con il Pnrr” che sarà aggiornato con l’obiettivo di “agire con maggiore incisività su sfide quali la pubblica amministrazione, giustizia, miglioramento dell’ambiente imprenditoriale e compliance fiscale”. Per ora, però, cifre e numeri ce ne sono pochini. Si attende, infatti, il report Istat sull’andamento dell’economia per riempire di dati il piano e comprendere quali margini di manovra siano effettivamente possibili tenuto conto dell’imperativo categorico di tagliare e sfrondare sul debito.

A proposito di fisco, il consiglio dei ministri di ieri ha provveduto ad approvare il testo unico sulla riscossione (che consterà di 241 articoli distribuiti in nove titoli) che, nelle parole del viceministro Maurizio Leo, dimostra “l’impegno costante” del governo “per semplificare e razionalizzare le attuali norme in materia tributaria”. Un passo avanti, per Leo, verso “la costruzione di un fisco più equo e moderno”. Che, in un momento come questo, risulta fondamentale per garantire all’Italia uno strumento importante per cogliere l’ambizioso obiettivo del rientro del rapporto deficit-Pil sotto la soglia del 3%. Lo stesso viceministro, però, ha escluso anche soltanto l’ipotesi di una riforma del catasto: “Non si tocca”, ha tuonato in conferenza stampa dopo il Consiglio dei ministri.


Torna alle notizie in home