Economia

Troppo debito, poca crescita ma è la Francia, non l’Italia

di Giovanni Vasso -


Troppo debito, poca crescita, occupazione ferma: se credete si parli dell’Italia vi sbagliate di grosso, è il giudizio delle agenzie di rating sulla Francia. Sembra passare quasi sottotraccia l’appuntamento con le agenzie di rating. Eppure siamo in piena campagna elettorale e, di solito, sui giudizi degli analisti si costruiscono intere narrazioni politiche. Ma quest’anno, almeno finora, l’andamento è positivo. Per l’Italia. Significa che le temutissime agenzie di rating non sembrano aver ragione di nutrire sfiducia rispetto alla tenuta dei conti del Paese. Almeno rispetto al più recente passato. Così, mentre i giudizi sull’Italia restano invariati e i ministri, come Adolfo Urso, gonfiano il petto d’orgoglio riaffermando i risultati raggiunti, dalla decrescita dello spread fino alla ritrovata profittabilità della Borsa di Milano che continua a crescere, a Parigi si comincia ad avere paura. Già, perché Standard & Poor’s ha declassato il rating transalpino: da AA- ad AA. Colpa del debito, dei troppi debiti, che la Francia avrebbe accumulato da qualche anno a questa parte. A complicare il quadro, poi, c’è la stagnazione sul fronte dell’occupazione e un tasso di crescita ritenuto troppo debole. Questi tremendi ingredienti danno come risultato il mappazzone politico-economico di chef Emmanuel Macron: aver portato la Francia fuori dal podio internazionale dei Paesi in cui conviene di più investire. Una bocciatura solenne, per l’inquilino dell’Eliseo, già alle prese con un Paese dilaniato sul fronte sociale e con l’opposizione che gli sta col fiato sul collo e spera di servirgli l’avviso di sfratto già tra una manciata di giorni, quando toccherà votare per le elezioni europee. Una volta tanto, le agenzie di rating “inguaiano” gli altri.


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