Dazi Usa: cautela di Lagarde, Cina in attesa, il ruolo di Meloni
Sui dazi possibili annunciati da parte di Donald Trump c’è la cautela di Christine Lagarde. Il fatto che fra i primi atti della sua presidenza Trump non abbia imposto dazi generalizzati è stato un “approccio molto intelligente, perché questi non danno necessariamente i risultati che ci si aspetta” è il giudizio espresso in un’intervista alla Cnbc a margine del Forum di Davos dalla presidente della Bce che ha aggiunto di attendersi che le tariffe annunciate dalla nuova amministrazione Usa siano “più selettive e mirate”. “Quello che dobbiamo fare qui in Europa è essere preparati e valutare in anticipo cosa accadrà per poter rispondere” nella maniera migliore, ha osservato. Ieri Valdis Dombrovskis, commissario Ue per l’economia, aveva previsto una risposta “proporzionata” a decisioni che andassero a toccare gli interessi economici dell’Unione.
Intanto, la Borsa svizzera ha aperto in rialzo la seduta di metà settimana: alle 09.02 l’indice dei valori guida Smi segnava 12.181,29 punti, in progressione dello 0,58% rispetto a ieri. Al centro dell’attenzione continuano a essere le prime mosse del nuovo presidente Usa e diversi operatori accolgono con favore il fatto che non siano stati decisi dazi immediati sulle importazioni. Ma la situazione è in divenire: “stiamo valutando dazi del 10% a carico della Cina sulla base del fatto che stanno inviando fentanyl in Messico e Canada”, ha affermato ieri Trump rammentando che la Cina è il principale produttore di componenti chimici necessari per la realizzazione di questo oppiaceo.
La Cina, dal suo canto, ha ribadito la sua determinazione a difendere i propri “interessi nazionali”. “Non ci sono vincitori in una guerra commerciale” ha dichiarato Mao Ning, portavoce del ministero degli Esteri cinese, in una conferenza stampa.
E l’Italia? “Non si aspetti di ottenere sconti” stimava ieri Thibault Muzergues, saggista, autore di “Postpopulisme: La nouvelle vague qui va secouer l’Occident” (Post-populismo: la nuova ondata che scuoterà l’Occidente) e osservatore delle dinamiche politiche Ue-Usa. “Sicuramente Meloni non riuscirà a ottenere esenzioni sui dazi che Trump dovrà necessariamente imporre sull’Ue. Forse riuscirà a convincerlo a fare delle eccezioni per settori in cui l’Italia è forte”, come la filiera alimentare, ha spiegato Muzergues. Allo stesso modo “dubito fortemente che l’Italia otterrà una deroga riguardo alla spesa militare”, quel 2% rispetto al Pil fissato dalla Nato “che probabilmente diventerà il 3%”.
Muzergues, in ogni caso, considera di rilievo il ruolo della premier, considerando che la forte capacità di dialogo della premier italiana sia in ambito Usa che nella sfera dell’Ue la mette in posizione di “influenzare le decisioni sia a Bruxelles che a Washington”. Per esempio, dice il saggista, Meloni può porre maggiore enfasi sul dossier dell’Ucraina: “Gli sforzi dell’Italia porterebbero potenzialmente a dei risultati positivi per fare più pressione sulla Russia per porre fine alla guerra”. Anche grazie al fatto che Volodymyr Zelensky è si è detto disposto a negoziare e Vladimir Putin no, aggiunge, sottolineando un elemento che gioca sull’approccio transazionale del tycoon alla Casa Bianca.
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