Attualità

Dazi alla Cina per l’elettrico, Stati Ue in ordine sparso

di Angelo Vitale -


Dazi all’importazione di auto elettriche dalla Cina, l’Europa prende tempo e non determinerà prima di domani, ultimo giorno utile per la pubblicazione sulla Gazzetta Ue, la sua decisione. Dopo un’indagine svolta nei mesi scorsi, agli inizi dello scorso mese di giugno, la Commissione Ue aveva solo provvisoriamente ribadito che i veicoli elettrici cinesi “beneficiano di sussidi ingiusti” e costituiscono un “danno economico per i produttori Ue”. Cose risapute, cui ora dovrebbero seguire dei fatti: passare cioè dai dazi del 10% esistenti ad un aumento, fino al 48%.

Alla fine la decisione non sarà semplicemente un calcolo, ove mai ci sarà, perché è tutta politica. I Paesi Ue, infatti, arrivano a questa deadline in ordine sparso. E la reazione più evidente, finora, è stata quella del timore, non fosse altro che per la possibile risposta del Paese del Dragone, che aveva avviato a sua volta un’indagine sulle pratiche commerciali sleali nelle importazioni di carne di maiale dall’Ue. Mentre non sono mancati, da più parti, pure interrogativi sul reale ed eventuale valore di questi dazi, in un continente diviso e impreparato.

Secondo la Reuters, la Germania sarebbe addirittura orientata ad abolire i dazi nei confronti della Cina: le sue case automobilistiche nel 2023 hanno realizzato un terzo delle loro vendite in Cina. Sul fronte opposto, fortemente contraria alla Cina, la Francia, in questi giorni però alle prese con elezioni legislative destinate, con qualunque esito, a condizionarne le policy a Bruxelles. Italia e Spagna potrebbero alla fine appoggiarli. Incerti sui dazi, e ancora a discuterne i possibili effetti, Irlanda, Polonia, Belgio, Olanda, Repubblica Ceca, Grecia.

Negli Usa, il presidente Joe Biden punterebbe ad imporre un dazio del 100% sui veicoli elettrici in arrivo dalla Cina. Il suo sfidante, Donald Trump, rilancia e vorrebbe raddoppiarli al 200%. Ma in Europa, con gli Stati membri divisi anche perché distanti da un comune percorso per l’abbandono dei motori più inquinanti, predomina la paura: la Cina è ampio mercato di sbocco per le nostre imprese e custodisce produzioni a basso costo che poi importiamo. Una risposta potrebbe essere, sull’elettrico, “unire le forze”. Ma l’ipotizzato cartello comune di Renault, Stellantis e Volkswagen resta, appunto, una semplice ipotesi di scuola.


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