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Trump annuncia: “Dazi sui prodotti agricoli”, l’Italia rischia grosso

di Giovanni Vasso -


Trump annuncia che dal 2 aprile gli Stati Uniti imporranno dazi sui prodotti agricoli. Il presidente americano lo ha scritto sul suo profilo di Truth: “Ai grandi agricoltori degli Stati Uniti: preparatevi a fornire tanti prodotti agricoli da vendere all’interno degli Stati Uniti. I dazi entreranno in vigore sui prodotti esterni il 2 aprile”. Ora toccherà capirne di più. Perché se le tariffe, come sembra, saranno applicate anche all’Unione europea colpiranno pure le esportazioni italiane. Che proprio nell’agroalimentare trovano una delle voci più importanti. Per le imprese agricole e le produzioni tricolori il cammino potrebbe davvero farsi in salita. Per il momento, però, si affastellano le analisi. C’è chi, la maggioranza, teme che con i sovrapprezzi l’export italiano si ridurrà in maniera rilevante e ci sono altri osservatori che, pur ammettendo che ci saranno perdite, ritengono che saranno calmierate dal fatto che i consumatori Usa sarebbero disposti a spendere anche di più per acquistare prodotti di eccellenza. Insomma, l’aver puntato sulla clientela altospendente potrebbe “salvare” l’export dei prodotti agricoli italiani sui dazi. Nei giorni scorsi, del pericolo tariffe, aveva parlato anche il ministro all’agricoltura Francesco Lollobrigida che aveva invitato alla calma: “Io penso che vada fatto un ragionamento in termini di mercato generale nel pianeta. L’Europa non viaggia da sola, esiste una politica di Trump fatta di annunci e cose reali. Le cose che mette poi in pratica Trump le attendiamo e le potremo poi giudicare nel merito. Non è la prima volta che vengono imposte delle tariffe, gli effetti non sono stati sempre omogenei”. E ancora: “Ovviamente, noi siamo in completo dissenso con politiche di chiusura dei mercati, essendo un paese esportatore, le tariffe portano a questo. A volte servono a bilanciare la concorrenza, specie da est, che arriva da nazioni che non rispettano diritti dei lavoratori e dell’ambiente, avendo costi di produzione molto più bassi che mettono in condizione i nostri agricoltori di non avere più la possibilità di concorrere anche la nostra la industria”.


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