Davide Maria Marucci: “La mia anima a nudo ne L’ultimo sogno”
Ci ha messo tanto del proprio vissuto, esponendosi senza riserve all’interno di un cortometraggio che a poche settimane dalla sua uscita ha già portato a casa numerosi premi nell’ambito di prestigiosi festival cinematografici. Ed è fiero di questa maturità artistica e personale.
Davide Maria Marucci, talentuoso regista del sempre più apprezzato “L’ultimo sogno”, che vede nel cast attori di prim’ordine come Daniele Parisi, Nicola Pistoia e la bravissima Caterina Misasi, si racconta a cuore aperto a L’identità. Tra emozioni, progetti futuri e idee che nascono da una creatività in continuo fermento.
Davide, come nasce questa tua nuova avventura professionale legata a “L’ultimo sogno”?
Questo progetto nasce dall’esigenza personale di raccontare il rapporto complesso che avuto con mio padre, venuto a mancare quasi 6 anni fa. Una storia di sofferenza e di scontri ma anche di un forte legame e di importanti insegnamenti. L’idea del progetto nasce due anni fa ma concretamente il lavoro di scrittura è iniziato quando ho conosciuto lo sceneggiatore Francesco Maria Sculco. Con lui ci siamo trovati subito d’accordo sulla stesura del soggetto. Poi la sceneggiatura è stata sviluppata da Francesco in un anno di lavoro circa e successivamente limata e perfezionata insieme. Non avevamo ancora un produttore disposto ad aiutarci, poi quasi per caso sono venuto a sapere che il mio amico e collega Federico Mantova aveva appena aperto, insieme a David Giovannoni, una casa di produzione, la Artas Film.
E poi che cosa è accaduto?
Quando hanno letto la sceneggiatura, Federico e David per fortuna non hanno esitato ad aiutarmi, investendo sul progetto con grandi sforzi e un’ammirevole dedizione. Li ringrazierò per tutta la vita. Come ringrazierò per sempre tutta la troupe e gli attori, fantastici.
Quanto è stato complesso mettere in un cortometraggio il proprio vissuto?
Molto. Scrivere e mettere in scena il proprio vissuto, soprattutto quando non è stato facile, è un’esperienza catartica non indifferente. Alcuni momenti sul set ho ripercorso le stesse sensazioni di disagio e a volte di euforia. E’ stato difficile ma molto emozionante.
Qual è il messaggio che ti piacerebbe lanciare attraverso questo corto?
Una storia personale in qualche modo può essere anche la storia di tutti. I rapporti conflittuali con i genitori, risolti o non, fanno parte del quotidiano in alcuni vissuti. Un consiglio più che un messaggio potrebbe essere quello di non lasciare nulla mai in sospeso, bisogna avere il coraggio di affrontare le difficoltà e cercare sempre di risolverle con umiltà, altrimenti si rischia di non avere più molto tempo a disposizione per recuperare un rapporto d’amore come quello con il proprio genitore.
Progetti professionali all’orizzonte?
Il sogno, che in questo caso spero non sia l’ultimo, è quello di realizzare un film sulla base di questa storia raccontata nel cortometraggio. Secondo me l’impianto è perfetto per un lungometraggio. Farei davvero contento mio padre.
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