Esteri

Dall’Italia aiuti umanitari a Gaza e Libano. Tajani già guarda alla ricostruzione

di Ernesto Ferrante -


L’Italia continua a confidare nella possibilità di un cessate il fuoco a Gaza e immagina già il dopo. “Penso anche a una sorta di conferenza per la ricostruzione di Gaza”, ha annunciato il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, a margine del G7 Sviluppo a Pescara.

“L’obiettivo è quello di cercare di dare risposte concrete. L’Italia le ha già date attraverso il progetto Food for Gaza, abbiamo consegnato decine di tonnellate di materiale alimentare e sanitario a Gaza ed è già stato distribuito”, ha spiegato Tajani, aggiungendo che venerdì “partiranno da Genova 15 tir che abbiamo acquistato per portare il materiale e poi per distribuirlo. Li abbiamo dati al Programma Alimentare Mondiale, e attraverso la Giordania manderemo altri beni grazie all’azione della Croce Rossa”.

Da Tel Aviv il vicepremier ha ottenuto l’assicurazione che i tir italiani passeranno e potranno entrare a Gaza con “un percorso agevolato per gli aiuti umanitari che vengono dall’Italia”.

Il titolare della Farnesina è entrato nei dettagli delle cifre destinate all’assistenza e alla ripartenza: “Lo stanziamento di impegni umanitari d’emergenza da parte italiana di 10 milioni di euro per la popolazione del Libano, 10 milioni di aiuto umanitario a Gaza e un sostegno di 5 milioni per il piano dell’Anp per la pianificazione della ricostruzione della Striscia di Gaza”.

Parole di speranza e prospettive di futuro che stridono con il macabro scenario tratteggiato dal commissario generale dell’Unrwa, Philippe Lazzarini: “C’è odore di morte ovunque a nord di Gaza” dopo tre settimane di bombardamenti israeliani “senza sosta”, perché “i cadaveri vengono lasciati sotto le macerie o per le strade”, ha dichiarato Lazzarini, riferendo che il suo staff ha segnalato che scarseggiano acqua, cibo e cure mediche.

“Le missioni per portare via i cadaveri o fornire assistenza umanitaria vengono negate. Nella parte settentrionale di Gaza le persone aspettano solo di morire. Si sentono abbandonate, senza speranza e sole. Vivono un’ora dopo l’altra, temendo la morte ogni secondo”, ha denunciato il commissario generale dell’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei profughi palestinesi nel Vicino Oriente in un post su X.

Chiesta una “tregua immediata”, anche solo per poche ore, per consentire alle famiglie palestinesi di fuggire in sicurezza senza essere uccise dai bombardamenti dell’esercito dello Stato ebraico.

Il portavoce di Hezbollah, Mohammed Afif, nel corso di una conferenza stampa ha attribuito ai suoi la “paternità” dell’attacco condotto con droni contro la residenza del premier israeliano Benjamin Netanyahu a Cesarea, la scorsa settimana.

Il Partito di Dio “rivendica la sua piena, completa ed esclusiva responsabilità per l’operazione di Cesarea che ha avuto come obiettivo Netanyahu”, ha detto Afif.

“Gli occhi dei combattenti della resistenza vedono e le loro orecchie sentono, quindi se le nostre mani non ti hanno raggiunto questa volta, allora tra noi e te ci sono giorni, notti e il campo di battaglia”, ha minacciato il responsabile delle relazioni con i media del gruppo sciita, Muhammad Afif, promettendo di fatto nuove azioni di guerra dopo “aver preso di mira l’abitazione del criminale di guerra”.

Chiusura totale rispetto ai negoziati iniziati a Beirut dall’inviato presidenziale americano, Amos Hochstein: “Quello avviato sotto il fuoco non può essere ripreso attraverso la politica”. Il militante sciita ha affermato che “non ci sarà una tregua sotto il fuoco israeliano”.

Il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi, ha avvertito gli israeliani: “Sanno quale risposta li attende se attaccano i nostri impianti nucleari”. Teheran è pronta a reagire in maniera dura a un’eventuale rappresaglia.

“Tutti i Paesi nella regione hanno manifestato la loro contrarietà rispetto a un attacco israeliano all’Iran, soprattutto ai nostri siti nucleari – ha rivelato Araghchi, come riporta l’agenzia Mehr – Ribadiamo che l’Iran risponderebbe allo stesso modo se Israele attaccasse”.


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