Politica

Dalla padella delle fritture di pesce per il Pd alla brace: arrestato Franco Alfieri

di Rita Cavallaro -


Dalla padella delle fritture di pesce per il Pd alla brace dell’arresto: il sindaco di Capaccio Paestum, nonché presidente dem della Provincia di Salerno, Franco Alfieri, è finito in manette insieme ad altre cinque persone, al termine di una operazione condotta dalla Guardia di Finanza di Eboli e dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria delle Fiamme Gialle salernitane su presunte irregolarità in due gare d’appalto bandite dal Comune amministrato da Alfieri. Le indagini, coordinate dalla Procura di Salerno, hanno portato inoltre al sequestro di una consistente somma di denaro, più di 543mila euro. Le altre persone finite nel mirino degli inquirenti e poste agli arresti domiciliari sono Vittorio De Rosa e Alfonso D’Auria, rispettivamente il rappresentante legale e il procuratore speciale della Dervit Spa; Elvira Alfieri, sorella del primo cittadino e legale rappresentante della Alfieri Impianti Srl, il dipendente comunale di Carpaccio e membro dello staff del sindaco, Andrea Campanile, e Carmine Greco, anche lui impiegato nel Comune di Carpaccio con la qualifica di tecnico responsabile unico del procedimento. Agli indagati sono stati contestati i reati di turbata libertà degli incanti e corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio, mentre per il sindaco le accuse sono corruzione e turbativa d’asta.

Non è la prima volta che il dem Franco Alfieri finisce in vicende giudiziarie. Prima di diventare sindaco di Capaccio Paestum, Alfieri è stato primo cittadino di Torchiara e Agropoli e nel suo curriculum targato Pd vanta anche un passato da capo staff dell’amico e governatore della Regione Campania, Vincenzo De Luca. E proprio a quest’ultimo, Alfieri deve il soprannome di “re delle fritture”. Era il 2016, l’ex premier Matteo Renzi aveva appena indetto il referendum costituzionale e il 15 novembre De Luca aveva convocato 300 amministratori a Napoli, all’albergo Ramada, per spiegare le ragioni del “Sì”. Alla campagna aveva ovviamente aderito anche Alfieri. E in quell’occasione il governatore si era rivolto all’amico: “Franco, vedi tu come devi fare, offri una frittura di pesce, portali sulle barche, sugli yacht, fai come vuoi tu, ma non venire qua con un voto in meno di quelli che hai promesso”. A causa di quella battuta poco istituzionale pronunciata da De Luca davanti a tutti, Alfieri fu indagato in un’inchiesta per istigazione al voto di scambio, successivamente archiviata. Questa volta, però, le circostanze che lo vedono coinvolto in una nuova indagine non sono così “mangerecce”. Gli approfondimenti delle Fiamme Gialle, che hanno portato alla custodia cautelare in carcere per il presidente Pd alla Provincia, riguardano alcune procedure di affidamento di lavori e, in particolare, quella relativa all’intervento di adeguamento, ampliamento ed efficientamento energetico dell’impianto di pubblica illuminazione a Capaccio Paestum, oltre a quella relativa ai lavori di adeguamento dell’illuminazione stradale del Comune, con l’uso di led e sistemi automatici di telegestione del flusso luminoso. Entrambe le gare, bandite dall’amministrazione, sono state vinte dalla Dervit Spa.

L’impianto accusatorio, fondato su intercettazioni e analisi della documentazione sequestrata prima dell’indizione delle gare finite nel mirino degli inquirenti, indica che Campanile e D’Auria, operando il primo in nome e per conto di Franco Alfieri e il secondo in nome e per conto di Vittorio De Rosa, avrebbero concordato le strade da inserire nel progetto esecutivo concernente le future gare, i tempi e i costi degli interventi, nonché ogni altro dettaglio tecnico dei futuri lavori, dando così per certo che sarebbe stata proprio la Dervit Spa ad aggiudicarsi gli appalti. E la ditta della sorella di Alfieri, dopo il perfezionamento degli accordi portati avanti da Campanile e D’Auria, avrebbe provveduto, attraverso alcune sue propaggini organizzative, alla materiale redazione degli atti delle due procedure.
L’arresto del fedelissimo di De Luca ha scatenato un terremoto politico sotto il Vesuvio. Tanto che il commissario Pd della Campania, Antonio Misiani, è subito corso ai ripari. “La federazione di Salerno del Pd ha convocato la Commissione provinciale di garanzia, che ha deliberato l’immediata sospensione di Alfieri dall’anagrafe degli iscritti del Partito Democratico, così come previsto dalle regole interne del Partito in relazione alla gravità dei reati contestati”, ha fatto sapere.


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