Economia

Dal cash ai byte: euro sì ma digitale

di Giovanni Vasso -

IGNAZIO VISCO GOVERNATORE BANCA D'ITALIA


Euro? Sì, ma digitale. La moneta sarà sempre più virtuale. È una strada obbligata. L’obiettivo dell’euro digitale, inoltre, potrebbe rappresentare il testimone che sancirà il passaggio di consegne a Palazzo Koch. Il governatore uscente della Banca d’Italia, Ignazio Visco, benedice il progetto attorno al quale ha lavorato, negli ultimi anni, quello che sarà il suo successore, cioè Fabio Panetta, membro del Board Bce che, proprio per la Banca centrale europea, ha seguito l’evoluzione del progetto.

Ignazio Visco, da Trieste dove ha partecipato alla tappa giuliana dell’iniziativa “In viaggio con la Banca d’Italia”, ha riferito che non si torna indietro. Senza alcun dubbio, secondo Visco, sarà questa la “linea su cui andremo nei prossimi anni”. Il governatore ha poi affermato: “Stiamo lavorando profondamente per valutare nell’ambito dell’eurosistema l’introduzione dell’euro digitale”. Intanto le banconote dovranno incamminarsi lungo un malinconico viale del tramonto: “La Banca centrale emette moneta e questa moneta che viene emessa sono le banconote che tutti abbiamo. Ne stampiamo circa un sesto e contemporaneamente facciamo circolare le banconote per tutto il territorio. C’è una tendenza a ridurre l’uso delle banconote, io pensavo che sarebbe stata più accentuata in realtà ma è ancora rilevante l’utilizzo della carta moneta, però sta crescendo fortemente tutto ciò che ha a che fare con i pagamenti elettronici e adesso con i pagamenti digitali e quindi abbiamo costituito un insieme di responsabilità dei pagamenti al dettaglio che riguardano sia quelli fisici che quelli virtuali”.

Qualche ora prima, a Bruxelles, Fabio Panetta aveva ragguagliato gli eurodeputati della Commissione Econ: “Una moneta digitale serve, non è che se non emettiamo l’euro digitale resta tutto come prima”. Il mondo va avanti, se l’Ue non si dota di uno strumento monetario virtuale rischia di lasciare campo libero agli altri che, dagli Stati Uniti alla Cina, sono già un bel pezzo avanti su questo percorso. “Ci saranno altri attori che introdurranno altri mezzi digitali di pagamento, con conseguenze potenzialmente negative per la privacy, per la sovranità e per la stabilità finanziaria”. Insomma, se l’Europa non si muove, poi il rischio è che si dovrà dipendere dalle normative americane o cinesi. E non sarebbe solo Pechino il problema. Come ha dimostrato il lungo e tribolato braccio di ferro tra Bruxelles e i giganti della Silicon Valley, le differenze ci sono e sono colossali. Anche all’interno dello stesso Occidente. Fabio Panetta, che nelle prossime settimane si insedierà a Palazzo Koch, ha inoltre spiegato agli europarlamentari che “In un mondo digitale servono pagamenti digitali: in un mondo in cui la banca centrale disponesse solo di mezzi di pagamento fisici, la moneta della banca centrale verrebbe marginalizzata. E questo avrebbe una serie di conseguenze indesiderabili”. Prima tra tutte, quella di rendere l’euro una moneta solipsistica e ben lontana dai progetti originari (e parzialmente accantonati per forza di cose) di farne uno strumento di pagamento internazionale in grado, per esempio, di rivaleggiare con il dollaro. Sarebbe, come spiega il componente dell’esecutivo Bce, accettare un ruolo di nano, non solo politico ma definitivamente anche economico, per l’Unione europea.

Ma le grandi questioni, per ora, restano irrisolte. Come i dubbi. Uno su tutti: i soldi digitali saranno sempre accessibili o ci sarà l’occhio elettronico a valutare come e quando spendiamo?


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