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Dagli Stati Uniti all’Europa, gli uragani fanno sempre più paura

di Gianluca Pascutti -


La categoria degli uragani si calcola utilizzando la scala Saffir-Simpson cha va da 1 a 5 e si basa sulla velocità dei venti, partendo da 119 km/h in su, determinando così il livello di intensità della perturbazione. A realizzarla nel 1969 furono l’ingegnere Herb Saffir e il meteorologo Bob Simpson. Per una precisa valutazione vengono anche indicati i danni previsti sulle aree colpite, dalla semplice caduta delle tegole all’isolamento e distruzione. Occorrono condizioni metereologiche ben precise perché si generi un uragano, partendo da una zona di bassa pressione, grazie al calore sprigionato dalle calde acque degli oceani che rende l’aria umida e le fa evaporare. A questo punto entrano in gioco le correnti d’aria presenti nell’area circostante, queste iniziano a roteare portando con loro le nuvole della perturbazione. Tutti gli uragani sono caratterizzati da un’area centrale detta “occhio del ciclone” dove i fenomeni al suo interno sono praticamente nulli grazie alla bassa pressione. Quando l’uragano arriva sulle coste e tocca terra inizia da subito a perdere potenza causando comunque danni e spesso distruzione di interi centri abitati.

L’uragano Idalia che in queste ore si sta abbattendo sulle coste della Florida si è rafforzato a categoria 4. I danni previsti con questa categoria sono catastrofici, le zone colpite diventano inagibili e isolate per settimane o addirittura mesi. Gli uragani più violenti che hanno colpito gli Stati Uniti sono stati, Katrina nel 2005, Sandy nel 2012 e Harvey nel 2017. Il loro devastante passaggio ha causato numerose vittime e danni per milioni di dollari. A ogni uragano viene dato un nome così da rendere più facile e diretta l’urgente informazione da dare alla popolazione dell’area che verrà colpita. Le stagioni degli uragani variano a seconda delle zone in cui si generano, nell’oceano Atlantico e Pacifico orientale, il termine del periodo è stato fissato per entrambe a fine novembre. L’inizio invece varia, nell’Atlantico parte dai primi di giugno, mentre nel Pacifico orientale a metà maggio. In Europa devastazioni di tale portata sono state rarissime ma nei prossimi anni la situazione potrebbe cambiare, stando alle previsioni degli scienziati del clima.

I datset sugli uragani diretti verso le coste europee sono iniziati negli anni 90, prima questi fenomeni erano prettamente americani. L’Europa viene interessata da queste eccezionali perturbazioni circa ogni 5 o 6 anni. Ophelia, Helene, Leslie, sono alcuni degli uragani che negli ultimi anni si sono formati nell’Atlantico e sono riusciti a raggiungere le coste europee, interessando le isole britanniche e la penisola iberica. Stando alle recenti analisi fatte da numerosi esperti le responsabilità di queste sempre più frequenti tempeste sono da attribuire al cambiamento climatico, all’innalzamento globale delle temperature e al surriscaldamento degli oceani.


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