Da Pier Silvio il no a Salvini sul canone Rai
L’augurio che il Festival di Sanremo rimanga in Rai, il “dovuto rispetto” nel trattare certi argomenti: non poteva che essere che questa la reazione dell’ad Mediaset, Pier Silvio Berlusconi, ad di Mediaset, in un incontro con la stampa negli studi di Cologno Monzese, di fronte al tentativo un po’ ingenuo di tirare la famiglia Berlusconi dentro la querelle apertasi dopo la decisione del Tar Liguria che ha definito illegittimo l’ennesimo affidamento della kermesse al servizio pubblico Rai aprendo la strada ad una prossima gara per l’aggiudicazione dell’organizzazione della rassegna canora nazionale.
La risposta di chi, da vicepresidente di MediaForEurope-Mediaset, guarda alle strategie internazionali, ad una possibile scalata della seconda company media europeo, la tedesca Prosieben della quale detiene già il 29,9% del capitale, puntando sempre ad una espansione internazionale in Portogallo, Olanda e Polonia, riservando interessi anche al mercato francese e a quello del Regno Unito.
L’argomento Sanremo, dice Pier Silvio, sarà trattato nel caso a tempo debito, valutando costi e ricavi. “Per me – ha tagliato corto- è un pezzo di Rai e tale dovrebbe rimanere”. Ma Rai vuol dire anche canone e qui il figlio di Silvio Berlusconi non si è fatto pregare a dire la sua. “Io penso che la proposta di diminuire il canone sia una mossa abbastanza di propaganda: se togli 20 euro dal canone e poi devi recuperare 430 milioni dalla fiscalità generale, togli da una tasca e riprendi dall’altra, la sostanza non cambia. Anzi mi sembra una mossa meno chiara e trasparente nei confronti degli italiani”, pur riservando simpatia a Matteo Salvini ma chiarendo che la sua posizione su questo tema è antitetica a quella della Lega: “Una Rai forte, che rappresenta l’Italia, anche in termini di identità nazionale, è troppo importante e dunque la mia idea è esattamente opposta. Indebolire la Rai rischia di distruggere il mercato dell’editoria italiana e vorrebbe dire spalancare le porte all’arrivo delle grandi multinazionali”. Un mercato cui tiene, elencando le 9mila ore di prodotto interno Mediaset (+20% in 4 anni) e il 55-56% di contatti lordi delle campagne pubblicitarie nel 2024. Un mestiere che gli piace, quello che gli ha trasmesso il padre. L’ingresso in politica? Non ci pensa: “l’Italia ha un governo stabile che sta facendo bene, in un momento molto complicato, provando a fare il meglio possibile”.
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