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Da Mike alla De Filippi: Così Silvio entrò nelle case degli italiani

di Redazione -


di RICCARDO MANFREDELLI

Silvio Berlusconi è morto nella mattinata del 12 giugno all’età di 86 anni: a lui, imprenditore e personalità tra le più incisive della politica italiana dell’ultimo trentennio, si deve la nascita della tv commerciale nel nostro Paese e la fine, dal punto di vista formale e sostanziale, del monopolio Rai.
Le radici dell’odierna Mediaset sono da rintracciare nel 1976 quando Silvio Berlusconi, a seguito di una serie di esperienze nel campo dell’edilizia, rileva da Giacomo Properzj Telemilano, un canale via cavo che trasmetteva a Milano 2. Due anni dopo, Telemilano diventerà “l’ammiraglia” Canale 5 e la galassia delle reti del Biscione potrà dirsi completata con l’acquisizione di Italia1 e Rete4.
Il primo grande evento trasmesso da Canale 5 è il “Mundialito”, competizione sportiva che vedeva fronteggiarsi nazionali di calcio europee e sudamericane e che Mediaset riuscì a scippare alla Rai, approntando un sistema che aggirasse la vigente normativa che vietava alle reti private di trasmettere su scala nazionale: le partite del Mundialito venivano trasmesse in diretta su tutto il territorio della Lombardia, mentre andavano in onda in differita nel resto di Italia, “appoggiate” ad un network di reti locali.
Per avere la prima trasmissione in diretta targata Canale 5 dovremo attendere il 1991: il programma era Buona Domenica, nato come diretto competitor di Domenica In, la proposta festiva del servizio pubblico. Alla conduzione c’erano Marco Columbro e Lorella Cuccarini: “Ricordo come fosse oggi la sua telefonata di congratulazioni dopo la prima diretta”, ha scritto su Instagram la più amata dagli italiani, “Silvio Berlusconi era un uomo speciale: capace, acuto, rispettoso ed estremamente simpatico”.

Sulla scia del successo di “Buona Domenica” e all’indomani dell’approvazione della Legge Mammì, al Biscione la diretta cominciò ad essere utilizzata come modello produttivo preferenziale: ne guadagnò anche il fenomeno Non è la Rai, primo programma del day-time tout-court della televisione commerciale, i cui introiti provengono cioè solo dalla raccolta pubblicitaria, a non andare in onda in differita. Se ne sono prodotte quattro edizioni, le ultime due delle quali condotte da una giovanissima Ambra Angiolini, tra i molti talenti venuti fuori dal vivaio di Gianni Boncompagni.
Oltre a consentire le trasmissioni in diretta anche per le reti private, la Legge Mammì stabiliva che i canali commerciali potessero avere un proprio telegiornale per il quale nominare un direttore responsabile: il 13 gennaio 1992 andava in onda, dagli studi del Centro Safa Palatino di Roma, la prima edizione del Tg5, diretto all’epoca da Enrico Mentana: “Mi diede piena libertà, autonomia sui contenuti e la possibilità di scegliermi l’intera redazione”, ricorda, con “affetto e gratitudine”, Mentana: “La sua ricetta era fare un tg che piacesse a tutti, giovani e anziani, uomini e donne, del nord e del sud, di sinistra e di destra”.

È il 1994 l’anno della discesa di Silvio Berlusconi nell’agone politico, e il discorso-annuncio che l’accompagna (iniziava con l’icastica frase “L’Italia è il Paese che amo”) la dimostrazione che il Cavaliere la tv sapeva anche farla, oltre a costruirla da dietro le quinte, attraverso poderose operazioni di telemercato che negli anni portarono a Cologno Monzese Mike Bongiorno (che a Mediaset visse l’iperbole di incontrastato alfiere dei quiz) e Raimondo Vianello e Sandra Mondaini (Casa Vianello è ancora la sit-com più longeva dei palinsesti tricolore).
Bucava lo schermo, si direbbe in gergo. La sua storia, pubblica e privata, ha fatto il resto, concimando la cultura pop nelle sue massime espressioni: il cinema (da Il Caimano di Nanni Moretti a Loro, il dittico di Paolo Sorrentino), la lunga serialità (in 1994 aveva il volto “anticitazionista” di Paolo Pierobon) e addirittura il teatro con un musical, di scena lo scorso aprile al Southwark Playhouse di Londra, che ripercorre in chiave satirica i momenti più discussi della vita del quattro volte premier forzista.
E più di recente, il passaggio campale: dal piccolo schermo della tv a quello verticale dei social media. In vista delle elezioni del 25 settembre 2022, Silvio Berlusconi aveva aperto il proprio canale ufficiale TikTok attraverso il quale provare ad intercettare l’elettorato più giovane. La clip d’esordio, online dal 1 settembre 2022, ha raccolto in circa una settimana, 8 milioni di visualizzazioni.


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