Da Cicerone al Papa, il monito contro le malattie dell’anima
L’IDENTITA’ UNIVERSALE – Da Cicerone al Papa, il monito contro le malattie dell’anima
Domenica scorsa, 6 aprile, in occasione del Giubileo degli Ammalati e del Mondo della Sanità, l’arrivo a sorpresa del Santo Padre in piazza San Pietro ha emozionato e scaldato i cuori dei numerosi fedeli presenti alla celebrazione. Quindi il grido spontaneo e sentito, da parte dei presenti, non poteva che essere: “Viva il Papa”. Infatti, nei giorni precedenti, si parlava addirittura della difficoltà, da parte di Bergoglio, perfino di registrare un videomessaggio. Invece Papa Francesco, come nel suo spirito e nel suo carisma, ha trovato la forza di alzarsi dal letto della stanza blindata numero 201, situata all’interno della residenza Casa Santa Marta, per andare a salutare i fedeli. Probabilmente egli è andato anche oltre le indicazioni dei medici in quanto gli stessi, viste le sue condizioni, fin dal primo giorno delle sue dimissioni gli avevano raccomandato un riposo assoluto.
Invece Francesco, davanti ai tanti pellegrini, è arrivato sulla sedia a rotelle spinta dall’infermiere personale, Massimiliano Strappetti. Evidenti, sul suo volto, le necessarie cannule per l’ossigeno, necessarie per supportare la respirazione messa alla prova dalla polmonite bilaterale e dal lungo ricovero al Policlinico Gemelli. In merito alle sue espressioni è stata evidente qualche smorfia, probabilmente a causa di un minimo di dolore e di fatica. Anche se quello che poi ha dato speranza sono stati, sicuramente, alcuni suoi sorrisi. Infatti, l’88enne Vicario di Cristo, ha espresso anche gratitudine ed offerto benedizioni agli intervenuti. Non solo: si è quasi unito al pellegrinaggio giubilare; simbolicamente parlando, tale accadimento è particolarmente emblematico. Infine, egli ha ricevuto anche il sacramento della riconciliazione; successivamente, nella Basilica di San Pietro, si è raccolto in preghiera attraversando, al termine, la Porta Santa.
Bergoglio, lo ricordiamo, è il capo della Chiesa cattolica, nonché sovrano dello Stato della Città del Vaticano. Non solo: è il primo Papa gesuita; è il primo pontefice proveniente dalle Americhe e, non per ultimo, è il primo pontefice extraeuropeo dall’ottavo secolo ad oggi. I temi che hanno fin qui caratterizzato il suo pontificato, come noto, sono: la povertà, la misericordia e la gioia; oltre alla speranza la quale racchiude un messaggio giubilare molto forte ed importante in questo momento di difficoltà mondiale. Nel corso degli anni, come non ricordare anche il suo impegno per il dialogo interreligioso e la sua reale preoccupazione per l’ambiente. L’attuale Papa è da alcuni analisti considerato dirompente, in quanto progressista e talvolta al limite dell’anticonformismo. Egli viene però rispettato e venerato da milioni di persone in tutto il mondo, forse proprio per questi suoi approcci nonché, soprattutto, per la sua prossimità. A tal fine, egli non ha mai nascosto le sue fragilità, offrendole come esempio di vita cristiana: a tal proposito, nell’omelia preparata per la messa celebrata in Piazza San Pietro dall’arcivescovo Rino Fisichella, pro-prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione, in occasione del Giubileo dei malati ha affermato appunto: “Certamente la malattia è una delle prove più difficili e dure della vita, in cui tocchiamo con mano quanto siamo fragili”. Aggiungendo: “Essa può arrivare a farci sentire come il popolo in esilio, o come la donna del Vangelo: privi di speranza per il futuro. Ma non è così. Anche in questi momenti, Dio non ci lascia soli e, se ci abbandoniamo a Lui, proprio là dove le nostre forze vengono meno, possiamo sperimentare la consolazione della sua presenza”.
Rimarca il Santo Padre: “Affrontare insieme la sofferenza ci rende più umani e condividere il dolore è una tappa importante di ogni cammino di santità”. Parole forti e profonde quelle pronunciate dal Sommo Pontefice, le quali dovrebbero farci riflettere in maniera importante sul senso della vita. Perché, come affermava anche Cicerone: “Le malattie dell’anima sono più pericolose e più numerose di quelle del corpo”.
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