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CYBER GUERRA

di Redazione -


di ANDREA VENTO
Alla luce dell’attacco hacker sferrato domenica pomeriggio ai sistemi di numerose infrastrutture nazionali, la cybersicurezza nazionale corre ai ripari. Recentemente il generale Paolo Poletti, già vicedirettore dell’AISE ed ora Presidente di Sicuritalia Security Solutions, proprio all’Identità ha segnalato tra i problemi della cyber sicurezza nazionale la necessità di cooperazione tra alleati NATO; la constatazione di rilevanti vulnerabilità infrastrutturali; last but not least, la carenza di formazione e di investimenti. Partiamo proprio dalla formazione: in questo agitato fine settimana abbiamo appreso dalla Difesa del secondo di tre bandi di reclutamento per la nomina diretta di 22 Tenenti nel ruolo normale del Corpo degli Ingegneri dell’Esercito Italiano, da impiegare nei domini cyber e spazio. Da aggiungersi ad aliquote di analoghi ufficiali in Marina ed Aeronautica, per un totale di 64 posti. Il positivo indirizzo strategico che via XX Settembre ha inteso dare è confermato da altri segnali: il ministro della Difesa Guido Crosetto in occasione di una recente audizione con le commissioni riunite di Camera e Senato, ha sottolineato l’importanza di integrare lo strumento della Riserva Selezionata, aumentando numeri e qualità con riferimento ad analisti, esperti di informatica ed elettronica. Perché sia necessario provvedere in questa nuova dimensione del conflitto ce lo spiega il Generale di Corpo d’Armata Giorgio Battisti, esperto di scenari internazionali, già comandante del Corpo d’Armata di Reazione Rapida della NATO (NRDC) ed avendo preso parte a numerose missioni all’estero con incarichi di comando. Secondo Battisti appare chiaro che “i conflitti armati hanno subito importanti cambiamenti negli ultimi anni. Si sono estesi nel tempo, nello spazio e in profondità con molteplici attori (regolari, irregolari, criminali, terroristi, contractor, partigiani), che si contendono tutti e cinque i domini operativi (terrestre, marittimo, aereo, spaziale e cibernetico). I domini spaziale (outer-space) e cibernetico forniscono oramai un supporto fondamentale alle operazioni militari moderne, assicurando sia capacità di comando e controllo delle forze in tutto il mondo, senza limiti geografici, sia una maggiore consapevolezza della situazione, consentendo nel contempo di monitorare, seguire, sorvegliare e colpire, se del caso, le forze avversarie”. Il Generale Battisti ci tiene a precisare che il dominio cibernetico è in guerra una dimensione reale, anche se immateriale, trasversale a tutti i domini dove, “a differenza di quanto avviene nelle operazioni terrestri, aeree, marittime e spaziali, il paradigma spazio-temporale viene disintegrato. Nel conflitto ucraino il cyberspazio è il dominio più utilizzato da Mosca e da Kiev, e verosimilmente da altri attori che, non potendo rischiare un coinvolgimento diretto sul territorio ucraino, sfruttano il dominio cibernetico per portare attacchi alla Russia». Questa realtà del conflitto in Ucraina, già emersa nel precedente conflitto nel Nagorno Karabakh, richiede secondo Battisti «la pressante disponibilità di professionisti capaci di comprendere gli scenari attuali e futuri delle minacce cibernetiche e delle potenzialità offerte dall’outer-space – e le loro ricadute sulle forze – in grado di supportare i comandanti nei processi decisionali e nelle scelte sul campo”. Interessante anche l’avviso di chi opera nel mondo privato, individuando le vulnerabilità e garantendo soluzioni difensive ai sistemi delle imprese. Secondo Pierguido Iezzi, CEO di Swascan (Gruppo Tinexta), “il nuovo bando della Difesa per il reclutamento di Ufficiali nel settore cyber è un ottimo segnale: a pochi mesi dalla codificazione della Quinta Dimensione del cyberspazio nella dottrina bellica statunitense, anche l’Italia si prepara al concetto di guerra ibrida». Iezzi parla della adozione da parte del Pentagono del concetto di Quinta Dimensione nei propri manuali di dottrina bellica: «le Forze Armate italiane si mettono così in linea sul tema della difesa attiva, ben delineata nel Decreto Legge Aiuti che autorizza il contrattacco a infrastrutture informatiche ostili in altri Paesi, e rispondono all’esigenza di colmare il divario tecnologico per far fronte alla crescita esponenziale degli attacchi”. Secondo Iezzi, che ha anche un passato da Ufficiale dell’Esercito “ancora una volta la carriera militare si dimostra altamente professionalizzante, fornendo una concreta opportunità a chi intraprenderà questa scelta di trovare esperienze altamente qualificate, anche nel privato e al termine dell’esperienza militare”. Infine le considerazioni di un giurista. L’avvocato Stefano Mele, dello Studio Legale Gianni & Origoni, giunge a prevedere su Formiche una “Civilian Cyber Force, presso il Ministero della Difesa con una riserva da chiamare in casi di crisi di natura cibernetica non gestibili dalle aliquote già in forza”. L’avvocato Mele va oltre, ritenendo necessario “un assetto altamente specializzato formato da operatori intelligence e militari qualificati nelle operazioni cibernetiche, il quale lavori fianco a fianco quotidianamente per creare i presupposti operativi utili al Presidente del Consiglio dei Ministri e per sfruttare l’opzione della reazione legittima nel ciberspazio ad un attacco subito”. A giudicare dalle recenti vicende qualcosa che potrebbe divenire ineluttabile.

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