Politica

“Cuneo e concordato per un Fisco amico”

di Angelo Vitale -


Un Fisco “più collaborativo con il contribuente”, la chimera di tanti governi in Italia. Un obiettivo, per l’esecutivo Meloni, reso possibile con un “segno di fiducia dello Stato verso i contribuenti” attuato innanzitutto con la novità del concordato preventivo biennale, grazie al quale “il contribuente è liberato dagli accertamenti per i due anni successivi, un accordo a monte”.

Una nuova visione del Fisco che fa discutere. Un dibattito che non è solo politico, perché interessa anche imprese e professionisti. Come i commercialisti che l’hanno discussa nel loro XIX congresso nazionale a Pisa. Qui il viceministro del Mef Maurizio Leo (nella foto) ha spiegato il lavoro del governo, un work in progress che prevede “la necessità di avviare il percorso per la costituzionalizzazione dello Statuto del Contribuente per portare già nel 2024 all’attenzione del Parlamento un testo condiviso”, concordando sull’urgenza “di modificare il calendario fiscale calibrando meglio i tempi in modo da rendere più agevole il rapporto tra amministrazione finanziaria e contribuente”.

“La riforma del Fisco che abbiamo realizzato – ha aggiunto Leo – si caratterizza per organicità e sistematicità grazie anche al confronto avuto con i professionisti per acquisire informazioni ed elementi. Il risultato è una proposta incisiva i cui punti più importanti sono la riduzione dell’aliquota Irpef, che vorremmo rendere strutturale a partire dal 2025 trovando le risorse adeguate, il miglioramento del rapporto tra Fisco e contribuente, finora viziato da carichi sanzionatori elevati, agendo in via ex ante con il concordato preventivo biennale, la cooperative compliance e il tax control framework”.

Proprio sulla riforma del fisco si è soffermato il presidente dell’Anc, Marco Cuchel: “E’ caratterizzata da luci e ombre. Da un lato sono state accolte numerose proposte formulate da noi commercialisti, in primis sulla revisione delle sanzioni, ma ci aspettavamo una riforma più coraggiosa e maggiormente a favore dei contribuenti, riequilibrando i rapporti degli stessi con il Fisco. Abbiamo espresso perplessità sul riordino del calendario fiscale che continua a sovrapporre diverse scadenze che mettono in difficoltà i professionisti e i contribuenti. E in quest’ottica abbiamo chiesto lo spostamento della seconda rata della rottamazione quater per venire incontro alle esigenze di migliaia di imprese. Si tratta del 10% dell’intero debito che andava in sovrapposizione con altre scadenze come l’acconto delle tasse di novembre”.

Da Alberto Gusmeroli, presidente della Commissione Attività Produttive della Camera, la sottolineatura della legge delega come “concertata con le associazioni di categoria, come dovrebbe essere la regola. La logica è quella di un legislatore che scrive le leggi ascoltando il territorio e i destinatari delle norme. A breve, tutte le attività economiche che registrano meno di 170mila euro di ricavi potranno pagare l’acconto di imposte il prossimo anno rateizzandolo. Una battaglia della Lega che si è trasformata in realtà proprio grazie a questo modo di governare ascoltando le esigenze dei territori”.

Antonio Misiani (Pd), vicepresidente della Commissione Bilancio al Senato, ha chiesto invece di finirla con “una politica di bilancio immobilista, rinunciataria, di corto respiro. La nostra economia si è fermata e l’anno prossimo saremo al quartultimo posto tra i Paesi Ue per tasso di crescita. Per invertire la rotta dobbiamo ridurre la pressione fiscale, e dobbiamo rilanciare investimenti pubblici e privati finanziando servizi essenziali come scuola e sanità”.

Una partita giocata sui decreti attuativi, per Giulio Cesare Sottanelli (Azione), componente della Commissione Bilancio della Camera:”Ci avviamo verso un cambiamento reale, mi auguro che il governo sia attento al riequilibrio del rapporto tra Agenzia delle Entrate e i cittadini, recuperando in equità”. Critico Emiliano Fenu, capogruppo 5S in Commissione Finanze alla Camera: “Se questo è il nuovo Fisco, c’è da preoccuparsi. Genera appesantimenti. Con il concordato preventivo professionisti e imprese si vedranno recapitare una proposta di adesione dell’Agenzia delle Entrate e, se non accetteranno, finiranno nelle liste dei contribuenti a rischio”.

Le ragioni della maggioranza nelle parole di Andrea De Bertoldi (FdI), componente della Commissione Finanze della Camera: “Ridurremo l’evasione fiscale, da decenni mai scalfita. Semplifichiamo il rapporto tra fisco e contribuenti, sburocratizzandolo. Fondamentale, la previsione di maggiore compliance tra amministrazione e contribuenti”.


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