Economia

Crt, quel patto occulto per pilotare l’assemblea

di Ivano Tolettini -


Una lotta di potere che costa cara. Comunque vada a finire. La potente Fondazione della Cassa di Risparmio di Torino (Crt), che è la terza più patrimonializzata d’Italia con un tesoro valutato in oltre 3 miliardi di euro, in cui spiccano le partecipazioni considerate strategiche in Unicredit, Generali e Mundys della famiglia Benetton, da alcune settimane è nella bufera. Lo è da aprile perché è venuto a galla quel presunto “patto segreto” tra membri del Consiglio di indirizzo (Cdi) e del Consiglio d’amministrazione (Cda) che aveva l’obiettivo di stabilizzare le nomine nei vari enti per gestire il potere senza scossoni, ma che così facendo violerebbe il codice civile che punisce con una pena edittale fino a 3 anni di reclusione chiunque sia l’artefice di maneggi per determinare le maggioranze nelle assemblee societarie. Se gli ultimi due atti formali, l’altro giorno, sono stati i sette avvisi di garanzia e contestuali perquisizioni firmate dai magistrati di Torino nei confronti di sei consiglieri del Cdi (Corrado Bonadeo, Paolo Garbarino, Gianluca Gaidano, Michele Rosboch, Davide Franco ed Elisabetta Mazzola) e uno del Cda (Antonello Monti), oltre all’invio degli ispettori da parte del ministro Giancarlo Giorgetti, preludio del probabilissimo commissariamento della fondazione torinese – com’è avvenuto in passato in analoghe situazioni giuridiche -, tutto era iniziato lo scorso fine aprile quando era stato sfiduciato con 4 voti contro 3 il segretario generale della Fondazione, Andrea Varese, che appreso dell’accordo segreto cui era contrario, aveva firmato uno esposto in procura della Repubblica che ha fatto deflagrare il caso. Di qui le dimissioni anche del presidente Fabrizio Palenzona (nella foto), dopo che a fine marzo il consigliere Francesco Galietti aveva messo a parte Palenzona di essere stato destinatario di una email da Bonadeo in cui lo si invitava ad aderire a “La Fondazione di Domani”. Palenzona aveva subito segnalato al Ministero dell’Economia il fatto e aveva rassegnato le dimissioni delineando di fatto quello che i pattisti avevano concordato. Non solo, successivamente, come scrivono il Procuratore aggiunto Marco Gianoglio ed i sostituti Lisa Bergamasco e Paolo Del Grosso nel decreto di perquisizione, nel Cda del 22 aprile, con Palenzona già fuori gioco, “alla presenza del presidente ad interim Maurizio Irrera e del consigliere Marco Giovannini, e dei quattro consiglieri presenti nella riunione riservata, si procede a una trentina di nomine in società ed associazioni e per diversi ruoli, in cui vengono nominati e autonominatisi i suddetti quattro consiglieri”. A risultare a questo punto importanti agli occhi dei magistrati sono state anche le dichiarazioni testimoniali del presidente ad interim di Fondazione Crt, Maurizio Irrera, che è stato ascoltato per due volte dai magistrati come persona informata sui fatti, ed avrebbe fornito ulteriori elementi per sostenere quando raccolto a livello indiziario dai finanzieri del Nucleo di polizia economico e finanziario di Torino. La doppia accelerazione della Procura piemontese e dell’autorità di vigilanza ministeriale è stata l’inevitabile conseguenza di un quadro compromesso dopo che Corrado Bonadeo avrebbe dato forma al patto concordato tra più consiglieri, è la conseguenza di ciò che Palenzona nella lettera in cui spiega i motivi del suo passo indietro, e parla del “pessimo spettacolo offerto in tempi più recenti da taluni componenti degli organi sociali, che hanno cercato di piegare a logiche spartitorie la gestione di un ente volto invece all’aiuto filantropico e al sostegno di iniziative sociali ed economiche a favore di cultura e scienza” con ricadute positive sul territorio e nel Paese “in coerenza con la misisone propria delle Fondazioni Bancarie”. La spaccatura in seno al Cdi era emersa palese dopo le dimissioni di Palenzona perché si era proceduto alle nomine come se niente fosse accaduto. La decisione del segretario Varese di informare il ministero dell’Economia dell’esistenza di un accordo segreto tra alcuni componenti del Cdi aveva avuto l’effetto di fare deflagrare la Fondazione.


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