Crisi auto, Tavares scarica tutte le colpe sulla politica: Risolvete voi il gap dei costi
Stellantis prova a cambiare: un mercato scettico, il titolo ancora in rosso e in caduta come in quest’anno, un Cda lunghissimo ad Auburn Hill negli Usa che ha sancito una rivoluzione nel management e confermato il 66enne Carlos Tavares ceo fino al 2025. Queste le premesse dell’audizione in inglese, a tratti burrascosa, del vertice portoghese della holding che controlla quattordici marchi automobilistici e invitato nella Sala del Mappamondo di Montecitorio a spiegare alle commissioni Attività Produttive della Camera e Industria del Senato come intenda invertire il declino industriale dell’auto nel nostro Paese di cui Stellantis è protagonista nella sua prestazione peggiore.
A muso duro il suo crudo ragionamento: “Io devo poter vendere i veicoli elettrici allo stesso prezzo dei veicoli a combustione interna. Ma in questo sistema sotto pressione, devo infilare per forza un 40% di aumento dei costi, che è quello della tecnologia elettrica, per forza, e di conseguenza con questo 40% di aumento dei costi creo, all’interno della filiera, una tensione insopportabile”, poi sottolineando “voi, leader politici, dovete spiegarmi come faccio a gestire questi attriti dovuti al fatto che io devo per forza aumentare del 40% i costi”.
E ha poi scaricato tutte le responsabilità della crisi sulla politica: “Noi abbiamo fatto i compiti, abbiamo lavorato duramente perché tutte le nostre componenti fossero adatte alle nuove regole che voi avete votato. Noi siamo pronti. Non chiederemo modifiche ma di garantirci stabilità su quanto deciso, per poter lavorare per servirvi”. Anche se, ha poi voluto precisare, “la strategia scelta dall’Ue, per noi non è necessariamente la migliore per l’impatto sul pianeta e i costi sulle aziende”.
Stellantis sente sul collo il fiato delle imprese asiatiche “I cinesi – dice – hanno un vantaggio del 30% rispetto a noi” ed è quasi provocatorio: “”Perché non vendiamo auto elettriche in Italia? Perché costano troppo. Dobbiamo renderle accessibili con incentivi e sussidi. Come? Attraverso imposte? Questa è una vostra decisione”. Aggiungendo poi che Stellantis non ha alcuna intenzione di lasciare l’Italia: “Lotteremo come dannati per mantenere la nostra posizione”.
Quasi ovvio che la tensione prevista per l’incontro si trasformasse in delusione, per l’opposizione. Un’audizione deludente per il Pd, mentre il leader 5Stelle Giuseppe Conte ha chiesto di sentire, “a questo punto”, John Elkann.
Animatissima, la fase dell’interlocuzione con i membri delle Commissioni. Con Tavares a definire “livore simile a quello dei dipendenti Stellantis” l’approccio dei parlamentari. e il leader di Azione, Carlo Calenda, a battibeccare con lui, chiedendogli di lasciare in Parlamento le slides del suo intervento, ottenendo per risposta un rifiuto.
Ha provato ad individuare un possibile distinguo nel confronto acceso con il ceo di Stellantis il deputato Luigi Masrattin. “Tavares è venuto a dirci una cosa molto semplice: produrre auto elettriche costa il 40% di più che produrre auto a combustione interna (e a decidere di passare all’elettrico è stata la politica, non Stellantis). In aggiunta a questo, in Italia produrre auto costa comunque di più che in altri Paesi Ue. Quindi, o troviamo il modo di eliminare entrambi questi differenziali, o possiamo scordarci un futuro di industria automobilistica”. Così il parlamentare ex Iv, ora nel Gruppo Misto come esponente di Orizzonti Liberali.
“A fronte di questo – ha detto – , invece che ragionare insieme in modo laico su cosa possa fare la politica per ridare competitività al Paese (dal nucleare alla riforma delle relazioni industriali, dalle infrastrutture alla Pubblica amministrazione) molti colleghi si sono limitati a pretendere che Stellantis investa di più ugualmente. Come se le economie di mercato fossero composte da benefattori invece che da agenti economici che devono fare i conti con costi, bilanci, prezzi di vendita e condizioni di competitività”.
In ogni caso, per ora, un nulla di fatto.
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