C’è un elevato profilo di pericolosità in materia di riciclaggio ma, allo stato attuale, “l’utilizzo delle cripto -attività per scopi illeciti è una porzione relativamente contenuta rispetto all’economia complessiva delle cripto-attività e la percentuale di fondi illeciti movimentati attraverso le cripto-attività è sensibilmente inferiore rispetto a quella associata al contante su scala globale”. Parole e musica di Gianfranco Torriero, vice direttore generale vicario dell’Abi che, ieri, ha parlato dei rischi che legano il riciclaggio alle valute virtuali davanti ai parlamentari della Commissione antimafia. Il vero ostacolo sta nella decentralizzazione che, poi, è il cuore stesso dell’intero fenomeno cripto. Per Torriero è difficile il “recupero e verifica delle informazioni richieste dalla normativa antiriciclaggio e di risalire ai reali titolari effettivi del rapporto e delle operazioni, ostacoli particolarmente presenti riguardo gli strumenti completamente decentralizzati”. La proposta è di procedere uniti, a livello di giurisdizione, anche con gli altri Paesi facendo notare come finora gli organi preposti abbiano evidenziato “come le risposte frammentarie di molte giurisdizioni siano insufficienti e richiedano un coordinamento più efficace, sia tra governi sia tra settore pubblico e privato”. Uno strumento prezioso per il contrasto al riciclaggio cripto potrebbe essere rappresentato dall’intelligenza artificiale: “L’auspicio è che, alla luce del Single rulebook, si consenta l’uso degli strumenti più appropriati per combattere efficacemente i fenomeni di riciclaggio, come il ricorso, nel pieno rispetto dei requisiti di protezione dei dati personali, alle nuove tecnologie e all’Intelligenza Artificiale per facilitare lo scambio di informazioni tra Autorità e banche sui rischi e le minacce”.