Per Abbonati

Criminal Italy report

di Rita Cavallaro -


Gli italiani e l’allarme sicurezza, con la paura di finire vittime di reati e la voglia della giustizia fai da te. È un quadro preoccupante quello che emerge da un’indagine Criminalpol-Eurispes, che ha fotografato, sulla base dei dati sui reati commessi, la percezione che gli stessi riflettono nell’immaginario collettivo. Il risultato è che un cittadino su quattro non si sente protetto a casa sua e vorrebbe acquistare un’arma per difendersi dai criminali. il 72,9%, invece, è contrario ad armarsi, convinto che la sicurezza debba essere garantita dalle forze dell’ordine e preoccupato del fatto che l’aumento delle armi in circolazione possa innalzare il livello di allarme sociale. D’altronde, ormai, i notiziari mandano in onda le immagini delle vittime delle stragi nelle scuole americane, dove comprare una pistola è come bere un bicchiere d’acqua. Tanto più che la crisi socioeconomica e l’aumento dei disagi psicologici legati alla pandemia hanno causato un imbarbarimento sociale e una tensione difficilmente controllabile quando si impugna una pistola. Così, per salvaguardarsi dai delinquenti, tra il 27,1% dei cittadini propensi ad armarsi per autodifesa, l’8,7% sceglie di portare con sé un meno letale spray al peperoncino, l’8,6 un coltello e solo il 3,6% vuole comprare un’arma da fuoco. Tuttavia, di fronte alla brutalità di chi commette un crimine, il giudizio sulla legittimazione al possesso di armi da fuoco nel nostro Paese mostra una diffusa resistenza culturale al possesso di armi. Il 44,8% dei cittadini, infatti, lo considera un pericolo, temendo che le pistole possano finire nelle mani sbagliate. Il 19,2% ritiene che sia un diritto solo per categorie particolarmente esposte a rischi, come commercianti e imprenditori. Il 18,4%, invece, pensa che il possesso di un’arma rappresenti la possibilità per qualunque cittadino di difendersi da un aggressore. Il rapporto rileva non solo la percezione di insicurezza degli italiani, il 26,6 per cento dei quali non si sente al sicuro neppure tra le mura domestiche, soprattutto al Sud (30,5%) e nelle Isole (38,4%); ma perfino la classifica dei crimini che spaventano maggiormente. Partendo dai dati reali: con 314 omicidi, 124 dei quali femminicidi, commessi nell’ultimo anno, con un incremento del 4% rispetto all’anno precedente. Prendendo in considerazione il quadriennio 2019-2022, i numeri mostrano che gli atti persecutori e i maltrattamenti contro familiari e conviventi sono diminuiti nel 2022, al contrario delle violenze sessuali, che registrano un andamento in costante incremento nell’ultimo biennio. Segnano un +13,6%, poi, i furti in abitazione. E sono proprio questi ultimi a influire in maniera significativa sulla percezione di insicurezza degli italiani. Infatti nella classifica dei crimini più temuti, lo spauracchio di trovarsi i ladri in casa è al primo posto (26,6%), seguito dalla paura di subire un’aggressione fisica (17,7%) e di essere vittima di uno scippo (11,1%). I reati percepiti con maggiore attenzione rispetto al passato sono il furto di dati personali su Internet, che preoccupa il 9,9% dei cittadini, e la truffa (7 %). Il 4,8%, invece, ha il terrore di essere vittima di violenza sessuale. Il fatto che a commettere quei reati predatori tanto temuti dagli italiani fa emergere in buona parte degli intervistati la percezione che siano soprattutto gli stranieri a delinquere. Ne è convinto un cittadino su cinque (il 20,7%), a differenza del 6,1% che dà le colpe agli italiani, mentre per il 47% a delinquere sono italiani e stranieri in egual misura, ma per reati differenti. Il furto in casa, nell’immaginario collettivo, resterebbe appannaggio degli extracomunitari (33% contro un 6,3%), così come la violenza sessuale (27,8% contro il 5,2%) e una lunga sfilza di altri reati. Gli italiani, invece, si dedicherebbero esclusivamente a estorsione o usura (23,6% contro l’11,6% degli stranieri) e truffa (19,8% contro 14%). L’indagine ha peraltro rilevato come la paura di essere vittima di crimini coincida con l’inizio della pandemia. Negli ultimi tre anni, proprio con la diffusione del Covid-19 e le misure restrittive, il timore di subire reati è aumentata per il 24,8% degli intervistati, mentre il 7,3% confessa di provare meno paura rispetto al passato. E chi vive nell’ansia, per mettersi in sicurezza, ha installato un sistema di allarme (il 22,5%), ha montato le grate alle finestre (21,4%) e le porte blindate (il 20,7%). Tra gli indicatori della diffusione dei fenomeni criminali, il disagio sociale viene indicato come prima motivazione (16,6%), seguito dalla difficile situazione economica (15,8%), dalle pene poco severe o dalle scarcerazioni facili (11,9%). Il 9% del campione, invece, denuncia un’insufficiente presenza delle Istituzioni dello Stato, mentre l’8,4% attribuisce l’aumento dei reati alla mancanza di lavoro, all’impunità legata alla lentezza dei processi (il 5,7%), alle poche risorse a disposizione delle Forze dell’ordine (il 5,3%) e all’eccessiva presenza di immigrati (4,7%).

Torna alle notizie in home