La crescita dell’Italia ci sarà se la Bce taglia i tassi
La crescita dell’Italia può essere davvero “sorprendente” a patto che la Bce decida di tagliare i tassi di interesse: Confindustria è ottimista sul futuro (e sul presente) economico del Paese ma sottolinea l’importanza delle scelte di politica monetaria che, da Francoforte, si riverberano direttamente sull’Europa e, quindi, anche sull’Italia.
Il centro studi di viale dell’Astronomia ha pubblicato ieri le previsioni legate al Pil italiano. E sono davvero interessanti. La previsione di Confindustria stima la crescita economica dell’Italia, quest’anno, allo 0,9%. Quest’anno, dunque, sarà positivo anche grazie all’abbrivio del 2023. Contestualmente, il ritmo resterà alto anche per il 2025 quando gli economisti del Centro studi confindustriale ritengono che il Pil nazionale crescerà dell’1,1 per cento. Le previsioni rese pubbliche ieri non si discostano poi molto da quelle messe nero su bianco dal governo nel Def (+1% per il 2024, +1,2% per il 2025) ma risultano decisamente superiori a quelle diffuse, proprio da Confindustria, a ottobre scorso. Rispetto ad allora, la crescita attesa è salita dello 0,4 per cento. A giocare un ruolo decisivo, secondo Confindustria, sono l’implementazione del Pnrr e il taglio dei tassi. Grazie a questi due elementi, l’economia italiana potrà ambire a registrare una crescita ben superiore alle aspettative. E ciò nonostante i tre, grandi, problemi che affliggono la produttività del nostro Paese: dal prezzo dell’energia, il più alto in Europa, fino alla fine del Superbonus (che secondo gli esperti del Csc ha garantito una crescita del Pil, negli anni scorsi, pari a circa il 2,4%) passando per le tensioni in Medio Oriente e, soprattutto, per le strozzature nei traffici internazionali a causa dei torbidi nel Mar Rosso. Tre questioni, una più imponente dell’altra. Ma se la Bce terrà fede alle attese, cioè se taglierà il costo del denaro, per l’Italia potrebbe aprirsi un altro capitolo di crescita. Ciò a testimonianza di quanto sia stata deprimente la scelta rigorista di Francoforte.
E a proposito di tassi, la governatrice Bce Christine Lagarde, intervistata da Cnbc, ha timidamente confermato l’intenzione di poter mettere finalmente mano ai tassi: “Ci stiamo avvicinando al momento in cui renderemo la nostra linea monetaria meno restrittiva”, ha dichiarato. “Abbiamo bisogno di aumentare la fiducia che ci sia questo processo di disinflazione, che si stia muovendo secondo le nostre attese, senza che ci sia un grande shock negli sviluppi”, ha spiegato Lagarde che, però, non vuole sentir parlare di strategia né di piano di rientro dei tassi. Che resteranno alti. “Sono stata estremamente chiara, ho già detto che noi non ci stiamo prendendo un impegno a percorrere un percorso predefinito di tagli dei tassi. Siamo legati ai dati e c`è una enorme incertezza a causa degli sviluppi geopolitici – ha aggiunto Lagarde in risposta a una domanda sulle attese di un taglio dei tassi a giugno e di altri fino a fine anno – dobbiamo essere attenti a quello che succede agli sviluppi e ai dati”. Le parole della governatrice della Bce aprono anche un ulteriore scenario. Sì, d’accordo, a giugno saranno tagliati i tassi. Ma di quanto? I commercianti italiani, per il tramite di Confcommercio, hanno chiesto agli economisti dell’Eurotower di prendere il coraggio a due mani e tagliare il costo del denaro di (almeno) mezzo punto base. Un appello a cui s’è unito anche Giovanni Busi, presidente del consorzio Vino Chianti secondo cui: “Stiamo assistendo ad un calo delle vendite dovuto, principalmente, all’alto costo del denaro che ha sottratto risorse alle famiglie e, quindi, alla capacità di spesa, e i costi energetici, poi, sono stati un’ulteriore aggravante. Il sottosegretario ci ha detto che il governo sta già lavorando su questo fronte, e prevede una riduzione dei tassi di interesse in tempi abbastanza brevi, spetta comunque alla Bce la decisione finale”.
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