Politica

Cremaschi: “Lo sciopero in Italia è limitato dal 1990. Dove sono state fino a ora Cgil e Uil?”

di Edoardo Sirignano -

GIORGIO CREMASCHI POLITICO


“Il diritto allo sciopero è stato colpito dal 1990 con la legge 146. Dove sono state fino a ora Cgil e Uil?”. A dirlo Giorgio Cremaschi, ex leader Fiom e oggi membro nazionale dell’esecutivo di Potere al Popolo, che il 17 novembre sarà in piazza con l’Usb, a Roma, per i diritti del pubblico impiego.

Come giudica le recenti parole di Salvini?

Sono inaccettabili per un ministro di una Repubblica che ha ancora una Costituzione. Somigliano tanto a quelle della sua collega inglese Braverman, appena destituita. Sono un linguaggio a metà tra quello del crumiro e del prefetto regio. In Italia, però, è dal 1990, da quando c’è la legge 146, che è stato colpito il diritto di sciopero.

Dove erano allora Landini e Bombardieri?

Tale attacco, purtroppo, è stato condiviso e accettato dai gruppi dirigenti di Cgil, Cisl e Uil. Nessuno ha avuto il coraggio di dire che il nostro sistema di sciopero è fortemente limitato. In Germania i trasporti se il contratto non viene firmato restano bloccati. La metropolitana di Londra è stata ferma per giorni. Un ministro, che diceva che era inaccettabile, è stato messo a tacere.

Perché in Italia non è possibile?

I garanti hanno progressivamente ampliato le loro funzioni, diventando giudici sugli scioperi. Un modello di arbitrato autoritario, che non tiene conto della Costituzione. È vero che lo sciopero si fa con la legge, ma non ce ne può essere una che lo proibisce. L’Usb, non molto tempo fa, ha avuto da Salvini il blocco dello sciopero sui trasporti, che poi è stato fatto. La novità è che per la prima volta, il Garante colpisce anche un sindacalismo confederale, per troppo tempo complice.

Cosa possono fare i cittadini per opporsi a tale modus operandi?

Bisognerebbe innanzitutto mettere in discussione sia il Garante che la legge 146. Non ci si può nascondere dietro la banale scusa del consenso. Nel Regno Unito quando si blocca tutto la gente si arrabbia con le ditte, le aziende e il governo. Perché non gli date quanto gli spetta, gridano le persone. Gli scioperi non si fanno per divertimento, ma per ottenere cose. Se in Italia abbiamo un mondo del lavoro che è precipitato, parola di Ocse, è pure a causa di una legislazione anti-sciopero che lo ha colpito. Gli impedisce di fare vertenze vere, tali da ottenere risultati significativi.

Si può, intanto, iniziare dallo scegliere un giorno diverso dal venerdì per bloccare l’Italia?

Negli anni 60 e 70 il venerdì era importante. Adesso la gran parte degli italiani lavora di sabato, soprattutto nei servizi. La verità è che in Italia sarebbe necessaria un’organizzazione del conflitto e degli scioperi più capillare e diffusa non solo per protestare contro i governi, ma per strappare a industriali e banchieri condizioni di salario e lavoro scomparse dalle buste paga. C’è bisogno di una nuova stagione rivendicativa che faccia saltare le gabbie in cui è stato rinchiuso il lavoro negli ultimi trenta anni. Bisogna uscire da una fase di collaborazione e complicità con le aziende ed entrare in una di grande conflitto. Condivido lo sciopero della Cgil, ma è largamente insufficiente.

La premier, intanto, non dovrebbe bloccare Salvini?

La sostanza è che l’attuale governo ha fatto una finanziaria nel solco di Draghi e in grado di essere addirittura peggiore della Fornero. Qualcuno, dunque, fa la voce grossa per coprire la magagna. La verità, però, è che sono bulli da ortaglia.

Che idea si è fatto rispetto al taglio del cuneo fiscale?

Togliendo soldi dalle future pensioni si danno ai lavoratori risorse che gli avrebbero dovuto dar loro le imprese. Su tale punto, mi dispiace ammetterlo, lo sciopero di Cgil e Uil è muto. Non si tratta di contestare questa o quella misura, ma di cambiare radicalmente una politica economica, in continuazione con quella intrapresa da Monti, Draghi e tutti gli altri. Le persone dovrebbero prendersela con Meloni e Salvini che non hanno cambiato nulla, ma anche con quel Pd e in parte M5S che hanno sostenuto, in passato, certi governi. Al di là di urla, schiamazzi, scontri e comizi, tutti gli esecutivi, dalla lettera dell’11 agosto del 2011, indirizzata a Berlusconi, hanno applicato l’austerità, a eccezione di un breve periodo durante la pandemia, quando l’Europa fu costretta a sospenderla.


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