Cpr: quel niet dei governatori Pd che guarda più alle urne che al Paese
La sinistra dell’accoglienza contro i Cpr: il Pd che guarda più alle urne che al Paese
La sinistra dell’accoglienza, quella che vede in ogni migrante una risorsa ma solo quando a governare è il Pd. Perché se a guidare il Paese è Giorgia Meloni, anche il tema dell’emergenza immigrazione tanto caro ai dem diventa una clava per bastonare l’avversario, con un coro di “no” che certo non serve a fare il bene dell’Italia. Lo scontro politico, ora, si è scatenato contro l’idea del governo di istituire Centri di permanenza e rimpatrio in ogni regione, una misura che andrebbe ad alleggerire il peso che i continui sbarchi, ormai da tempo, hanno soprattutto su Lampedusa e sulle cittadine costiere del Sud, ormai diventati avamposti dell’accoglienza. Insomma, un provvedimento solidale, di fronte a un’invasione incontrollata, in un Paese che corre ai ripari, perché “l’Italia non sarà il campo profughi d’Europa”, ha garantito la premier Meloni. Che, oltre a dover fare i conti con le bizze dei francesi intenti a presidiare i confini per impedire l’ingresso dei clandestini dal nostro Paese, ora deve anche convincere i governatori del Pd a darle una mano e a collaborare per il benessere degli italiani.
La fronda dei governatori dem, che hanno alzato le barricate contro la realizzazione dei Cpr nelle loro regioni, vede in prima linea il presidente dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, il big che si era candidato a guidare il Pd e che adesso si mostra come il maggiore oppositore all’accoglienza tanto cara ai compagni. “Noi non ci rendiamo disponibili a nulla”, aveva detto ai microfoni di Radio 24, “se stiamo parlando di parole al vento: io sono abituato ad amministrare e a discutere di cose, che vuol dire mettersi a sedere e discutere di cosa si vuol fare. Questo è il governo che parla di autonomia ed è il governo che sta centralizzando tutte le decisioni a Roma, scavalcando gli enti locali, quindi il Cpr in Emilia Romagna è, per me, parole vuote e al vento; se vogliono discutere di qualsiasi cosa ci chiamano e discutiamo insieme, soprattutto capiamo qual è la ridistribuzione in Italia, per me in questo momento di Cpr non se ne parla assolutamente”.
Un “ma anche no” categorico quello di Bonaccini, accompagnato da una puntualizzazione che avrebbe dovuto far salvare la faccia e rendere percettibile che qualcosa di sinistra, lui, la sta già facendo. Il governatore ha infatti sottolineato che proprio il suo territorio è quello che accoglie più migranti, così tanti che i colleghi di centrodestra in Regione sarebbero in subbuglio con Roma. “Stanno dicendo al loro governo: guarda che così non va bene”, ha rivelato. La presa di posizione di Bonaccini, però, deve essere risultata troppo destrorsa, così il presidente ha tentato di aggiustare il tiro. “Mi sono appena sentito con il ministro Matteo Piantedosi”, ha fatto sapere, “e ci siamo detti che ci vedremo a breve. Probabilmente ci sono stati dei misunderstanding per quanto riguarda la richiesta di incontro. Con Piantedosi non ho alcuna necessità o voglia di litigare perché l’ho conosciuto qui e lo ricordo come un ottimo prefetto di Bologna.
Da parte mia c’è solo volontà di collaborazione”. Ma mentre Bonaccini ha optato per una linea più morbida nei confronti dell’esecutivo, lo stesso non si può dire del suo omologo in Toscana, Eugenio Giani, arroccato sulle sue posizione. “Per quello che mi riguarda”, ha dichiarato Giani, “non darò l’ok, non esprimerò mai la condivisione a nessun Cpr in Toscana. Si stanno prendendo in giro gli italiani, perché il problema dell’immigrazione, e noi dobbiamo affrontarlo, è come farli entrare e accoglierli, non buttarli fuori. Cosa c’entra il Cpr con la risposta ai flussi emergenziali così forti che arrivano oggi? Se arrivano questi immigrati col tormento, le sofferenze, le violenze che hanno subìto, la risposta a livello mediatico è “faccio i Cpr, cioè faccio i luoghi che li buttano fuori”? Prima bisogna dare una risposta su come integrarli, accoglierli, poi si può parlare anche di coloro, di quei casi miseri e isolati da ordine pubblico e prevedere le lunghissime procedure per il rimpatrio”.
Stessa musica, ma con più verve, dal governatore della Campania, Vincenzo De Luca, il quale ha precisato: “Non abbiamo capito ancora cosa voglia realizzare il governo, quindi siamo nell’impossibilità di esprimerci. Noi abbiamo già qui centri di accoglienza. Sono convinto sia un problema drammaticamente complesso, nel quale dovremmo fare uno sforzo per evitare demagogia e propagandismi, come quelli che abbiamo conosciuto da parte dell’attuale maggioranza. Dovremmo trovare una linea di condotta comune nel Paese, perché il tema è di una complessità enorme, epocale”. Così epocale da aver portato a Lampedusa, grazie al lavoro di Giorgia Meloni, perfino la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, che ha annunciato un piano in 10 punti e il sostegno all’Italia. Italia in cui, ora, quel sostegno, viene a mancare dai governatori delle regioni rosse.
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